Il professore costaricano Norman Marín Calderón, dottore in filologia e editore, in un saggio affronta la figura letteraria dell’esperpento, creata un secolo fa dallo scrittore e giornalista spagnolo Ramón María del Valle-Inclán (1866-1936).
Così lo definisce: «Si tratta di una tecnica letteraria […] che si distingue per l’esame di una distorsione sistematica della realtà, accentuandone gli attributi grotteschi e incoerenti, dove animali e cose vengono umanizzati mentre gli esseri umani vengono animalizzati. I personaggi del ciclo esperpentico sono esseri segregati, cupi e deformi, […] eppure possiedono la perspicacia del giullare. L’autore esperpentico funziona quindi come un demiurgo che interviene nella situazione caotica, popolandola di grottesco e strutturandola come un disordine». E aggiunge: «Costituisce un modo di intravedere il mondo e smascherare la realtà».
Questo modo letterario di osservare la realtà richiama alla mente altri ambiti dell’arte che anch’essi smascherano la realtà, anche la più tragica, attraverso risorse ironiche tangenziali, a volte perfino sarcastiche e crudeli, che cercano di suscitare nel destinatario del messaggio una qualche reazione, a favore o contro il personaggio grottesco. Ad esempio, tanti ninots (figure e pupazzi di cartapesta, che vengono poi consumati dal fuoco, con cui a Valencia si costruiscono le fallas) oppure tante murgas (gruppi di cantori di carnevale a Cadice, che parodiano eventi e personaggi di rilievo) hanno un certo sapore esperpentico.
Ciò che forse sorprende di più è quanto questa tecnica letteraria abbia invaso la narrazione giornalistica, se non addirittura la cronaca storica. Vi risparmio gli esempi che il mio cervello suggerisce per non offendere nessuno o puntare il dito contro qualcuno, per non essere querelato per diffamazione. Tuttavia, se si ha familiarità con i meccanismi interni dei media, si identificheranno facilmente esempi grotteschi qua e là. In altre parole, «animali che diventano umani» ed «esseri umani che diventano animali». E questo avviene a gradi.
C’è un caso che, essendo così abusato e stranoto in Spagna, non credo offenda nessuno: come si chiamava il famoso fidanzato di Isabel Ayuso, la governatrice della regione di Madrid? Sapete, quello che da tempo era indagato per presunti reati fiscali e che poi lo scorso anno ha patteggiato, riconoscendosi colpevole. Appare ai telegiornali quasi ogni giorno, e il suo nome viene spesso omesso, sostituito dalla frase ad effetto: «La coppia della Ayuso». Forse quest’uomo non ha un nome? Letteralmente parlando, Alberto González Amador è stato ridotto a una mera trovata pubblicitaria per la sua coppia. Anche questo è esperpentico. Voglio dire non lui, né lei (non sia mai!), ma il modo in cui la questione è riportata è in stile esperpentico.