L’idea alla base di Leila è quella della condivisione. Un po’ come nelle biblioteche dove si prendono in presto i libri così a Bologna (in Via Luigi Serra 2g), chi vuole può mettere a disposizione della comunità un oggetto che non usa più e in cambio prendere in prestito qualcosa che gli serve, in forma gratuita.
L’iniziativa parte nel 2016, quando Antonio Beraldi, Fondatore di Leila Bologna, viene a conoscenza di Leila Berlino e decide di accettare la sfida: portare Leila nella sua città. Un’aspirapolvere, un seggiolino, un trolley, un trapano o uno zaino da viaggio, nella biblioteca degli oggetti si può trovare di tutto: “Tra Europa e Usa ci sono 90 progetti simili al nostro – ci racconta Antonio Beraldi – ma noi siamo gli unici a chiedere alle persone di mettersi in gioco, per attivare il servizio infatti bisogna mettere in condivisione qualcosa di proprio, di cui si rimane proprietari, ma si accetta la sfida di condividerlo con gli altri”.
Per diventare soci basta versare una piccola quota (la prima iscrizione costa 20 euro e vale per un anno intero) e portare un oggetto che per un anno rimarrà a disposizione della comunità, allo scadere del tempo si può decidere se donarlo alla biblioteca o riprenderlo. Un’idea semplice che riesce ad agire però su delle tematiche molto attuali: condividere un oggetto vuol dire utilizzarlo a pieno e questo significa anche risparmio economico. Prendere in prestito e non acquistare un prodotto nuovo vuol dire diminuire l’inquinamento dovuto al suo successivo smaltimento, ma ancora più importante condividere favorisce l’esercizio della fiducia.
“La nostra proposta è di ragionare sull’idea di possesso, se ci pensiamo bene abbiamo bisogno di utilizzare un oggetto non di possederlo e la maggior parte degli oggetti che compriamo vengono utilizzati solo poche volte, per il resto della loro vita rimangono chiusi in cantina, allora perché comprare un costosissimo proiettore con il rischio di utilizzarlo una sola volta se si può prendere in prestito?”
Oltre 300 oggetti condivisi e più di 400 tessere rilasciate. “Siamo partiti come una piccola realtà – continua Antonio – nel 2016 Leila era itinerante, ospitata all’interno di realtà che ci avevano offerto uno spazio, ma negli anni è cresciuta come anche il numero dei cittadini che si sono lasciati trasportare dall’idea. Nel 2020 abbiamo inaugurato la nostra prima sede e lo scorso marzo è stata siglata anche una convenzione con la Salaborsa, la Biblioteca centrale di Bologna, per cui ora il Comune di Bologna regala la tessera di Leila a chi ha la tessera delle biblioteche cittadine”.
Ma l’obiettivo di Leila è ancora più ambizioso: “Vorremmo diventare un servizio all’interno delle Biblioteche di quartiere ed utilizzarle come hub di consegna per arrivare così anche nelle periferie”. Ma Leila è anche condivisione di saperi, all’interno della sede è allestito uno spazio per promuovere l’autoproduzione e l’autoriparazione con piccoli laboratori che permettono di utilizzare gli attrezzi da lavoro presenti nella biblioteca.
La speranza è di trasformare Leila in un vero e proprio movimento culturale e riuscire a cambiare le abitudini delle persone.
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