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L’Egitto è d’oro

di Mario Dal Bello

- Fonte: Città Nuova

Alle Scuderie del Quirinale 130 opere dal Museo Egizio del Cairo e dal Museo di Luxor. Un viaggio meraviglioso

“Decorazione al valor militare”. Foto di Massimo Listri.

Essere immortali. Vivere e viaggiare oltre la morte, affrontarla e vincerla. Oltrepassare il mistero. Già l’allestimento dalle luci ombrate, come se si entrasse in una dimensione diversa, porta  l’osservatore a pensieri di vittoria sulla fragilità umana, ad abbagliarsi di luce. Il percorso apre con lo splendore dell’oro, materia divina e simbolo dell’eternità. Subito di fronte a noi si alza il Sarcofago dorato della regina Ahhotep II (inizio XVIII dinastia): una figura grandiosa, occhi spalancati, la vasta parrucca, l’espressione rivolta all’eternità da guardare ad occhi aperti, rivestita d’oro fulgente. Un’apparizione. Poi, il vasto Collare di Psunennes I (XXI dinastia: il più grande gioiello antico mai scoperto. Oltre 6 mila dischetti d’oro disposti in 7 fili concentrici chiusi da un prezioso fermaglio adornato di pendenti: un abbaglio, un assaggio di immortalità. E infine la Collana delle Mosche d’oro, onorificenza militare per il valore in battaglia, di una raffinatezza sbalorditiva.

“Grande collare di Psusennes I”. Foto di Massimo Listri.

È il mondo delle élites, degli alti gradi, il soprannaturale già in terra. Lo si scopre osservando il Corredo funerario di Psunennes I, scoperto solo nel 1940: amuleti, coppe e gioielli, che dopo tre mila anni conservano la pienezza della luce. La morte è trasformazione,  ed ecco il monumentale Sarcofago di Tuya, madre della regina Tiye in una sezione dedicata alla morte e alla fede nella rinascita.

Ma la mostra non vede solo inni alla regalità, bensì immagini  della vita quotidiana in Egitto: l’esercito degli artigiani, dei contadini, dei pescatori, dei navigatori, dei burocrati che si fanno ritrarre con la moglie o da soli, e dei sacerdoti potenti. Un mondo per nulla sommerso, vivace e fattivo, effervescente lungo il corso del Nilo. E, non potendo essere in Egitto tra le Piramidi, le statue gigantesche, gli affreschi delle tombe, l’Egitto in un certo modo è venuto lui tra noi.

“Coperchio del sarcofago della regina Ahhotep II”. Foto di Massimo Listri.

Il culmine della mostra è il mistero della regalità divina, rappresentato da statue e rilevi. Da una parte la pietra calcarea dipinta che raffigura il faraone ”eretico” Akhenaton adorante il dio Aton, cioè il Sole − che soppianta gli altri dei −, insieme alla moglie Nefertiti, scolpito realisticamente: gambe forti, ventre largo, braccia sottili.  Dall’altra, la regina Hatshepsut inginocchiata, con gli abiti e gli attributi dei Faraoni maschi – la barba posticcia − in atto di offerta agli dei. Un granito rosso di forza straordinaria.

Un vertice è la Maschera d’oro di Amenemnope (XXI dinastia) che copriva il volto della mummia del sovrano: un viso impressionante, cesellato con finezza unica, che sembra discendere dal cielo o portarci in esso. Fra le decine di opere, ecco la Mensa Isiaca, dal Museo Egizio di Torino, (I secolo d.C.), una tavola bronzea con una ricca decorazione ad intarsio di Iside e di altre divinità. Un omaggio dell’Egitto ormai romanizzato che ci trasporta nella sua millenaria civiltà che ha nutrito anche quella greco-romana, cioè noi. Da non perdere.

“Modellino di barca”. Foto di Massimo Listri.

Tesori dei Faraoni. Roma, Scuderie del Quirinale. Fino al 3/5

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