Le sorprese del pallone

La Serie A che riapre i battenti per la stagione 2015-16 non porta botti da Capodanno del calcio, ma certamente concede più di uno scossone inatteso: tracciamone un primo bilancio.
Juve Udinese

La sinfonia della viola

 

Una Fiorentina gradevole e già a larghi tratti padrona del campo a suon di controllo palla, come vorrebbe il 3-4-2-1 di mister Paulo Sousa, supera senza patemi d’animo per 2-0 il Milan di Sinisa Mihajlovic. Sulle sinuose folate a destra di Gilberto, la verve ritrovata di Ilicic e la solidità della difesa, Firenze si fa bella. Sorpresa? Proprio no stando ai valori emersi: al di là della magistrale punizione con cui Marcos Alonso pennella l’1-0 mancino sotto al “sette”, il migliore in campo dei rossoneri risulta Diego Lopez.

Senza le prodezze del portiere, il diavolo sarebbe uscito malamente benedetto dal Franchi: i soli 41 anni in due in mezzo alla difesa di Romagnoli e Rodrigo Ely, al debutto, si sentono tutti, soprattutto laddove occorre che le gambe non tremino per l’emozione. Il primo causa il rigore del 2-0 trasformato da Ilicic, il secondo dopo mezz’ora va sotto la doccia per doppia ammonizione: di questi ragazzi sentiremo parlare e nessuno osi crocifiggerli ma… occorre tempo e ad ora, per il Milan, non pare proprio si possa parlare di “grande” anche perché, se dietro si balla, in mediana ci si affanna maledettamente: Bertolacci, De Jong, Bonaventura e Honda non possono considerarsi, a giudicare de queste prime settimane, un pacchetto competitivo per i vertici del campionato.

 

Lo Jo jo salva-Inter

 

Impastata, prevedibile e con spunti di rilievo, la manovra dell’Inter trascina noiosamente il debutto con l’Atalanta fino al 93°. Poi Jovetic decide di convergere da sinistra e piazzare una splendida parabola a girare sul secondo palo che vale applausi, tre punti e scaccia-pensieri. La qualità agognata da Mancini salva un risultato da portare in cascina a tutti i costi… e dire che Jovetic era stato escluso dall’undici di partenza, gettato nella mischia dopo un quarto d’ora per un risentimento muscolare di Icardi.

Già di un altro spessore Kondogbia sulla mediana, ci si chiede però quali sbocchi offensivi possa trovare un centrocampo principalmente di quantità formato, oltre che dal colosso francese, da Medel, Gnoukouri e Brozovic. L’Inter non si è risparmiata, va al tiro e certo non soffre, ma Mancini sa che il tempo del cantiere volge al termine e non ci sarà sempre uno Jo Jo a scacciare i pensieri.

 

La Signora smarrita e l’Aquila reale

 

Che i tre tenori Vidal, Pirlo e Tevez sarebbero stati difficilmente rimpiazzabili era già noto, così come che motivazioni da ricaricare e rodaggio, agli inizi di una stagione di quasi rifondazione, richiedessero pazienza e buonsenso. Meno attese però, in una prima giornata che vede Thereau sancire l’1-0 della sconfitta della Juventus in casa con l’Udinese, erano certamente due stupefacenti scelte tattiche di Allegri: il giovanissimo Coman in appoggio a Mandžukić appare ancora precoce, ma soprattutto resta difficile da comprendere l’incarico di “fare il Pirlo” concesso a Padoin, giocatore generoso e affidabile, ma apparso un pesce fuor d’acqua per piedi e tempi in cabina di regia.

Per una Signora ancora smarrita, spicca invece il suo volo regale l’aquila laziale: gli uomini di Pioli mettono in scena all’Olimpico uno scintillante show di giocate, geometrie e gol. Il 2 a 1 finale contro il neopromosso Bologna sta stretto ai biancocelesti, che bersagliano la porta rossoblu e solo per le parate di Mirante non devono ricorrono alla conta su pallottoliere. Candreva, Keita, Kishna e Cataldi le punte più acuminate di un collettivo già rodato ed efficace per qualità e quantità, che tuttavia perderà la sapiente regia di Lucas Biglia, autore del vantaggio uscito in lacrime in barella per un serio infortunio al polpaccio. Difficile a questo punto vederlo in campo mercoledì contro il Leverkusen nel ritorno del play-off di Champions: questa Lazio però sembra avere le marce giuste per passare il turno e giocarsi almeno un dignitoso girone di Champions.

 

Le grandi alla falsa partenza

 

Fatal Verona anche per la Roma di Garcia, inceppatasi subendo lo svantaggio e non riuscendo ad andare oltre un 1-1 finale, nonostante l’ingresso di tutto l’armamentario offensivo in seno ai capitolini. “Vincerete il tricolor” intonavano sprezzanti i tifosi veronesi a fine gara: Roma favorita sì ma… ad ora solo sulla carta. Va peggio a Napoli, dove l’illusoria furia slovacca di Hamsik, che porta in vantaggio i suoi dopo appena 180 secondi, cede il passo alla ritirata contro il Sassuolo: l’avventura di Maurizio Sarri sulla panchina partenopea parte male per il pareggio alla mezz’ora di un napoletano stesso, Floro Flores, ed il raddoppio di Sansone a fine gara. Non è una beffa ma la Serie A: nomi e piazza non bastano.

 

Le piccole pagano dazio

 

Per la favola Carpi il debutto è da incubo: sotto 5-0 contro la Sampdoria dopo appena 37 minuti, rimedia con due gol che per lo meno salvano qualcosa più della bandiera. Il Frosinone passa in vantaggio ma cede all’esperienza del Toro, che ribalta il risultato imponendo un 2-1, mentre il Chievo espugna Empoli, orfana delle alchimie tattiche di mister Sarri, per 3-1. Tre punti in “zona Cesarini” anche per il Palermo contro un Genoa falcidiato da ben 12 assenze: l’ago della bilancia pende per il gol di El Kaoutari al 91° ma l’organico di entrambe le squadre potrebbe fornire al campionato non poche interessanti novità.

 

A proposito di novità: si parla di un ritorno di Balotelli a Milano, sponda rossonera, grazie alle ammissioni di Galliani… Bentornata Serie A, con i tuoi istrionici volti, i tuoi roboanti nomi e le tue piazze volubili.

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