Con l’intelligenza artificiale si possono guidare fino a 15-18mila droni contemporaneamente, facendoli volare come un enorme e letale stormo armato, con una elevatissima capacità distruttrice. Una minaccia difficile da contrastare: contro la quale oggi non bastano sistemi di difesa incrociati, reti, gabbie e nemmeno scudi come l’Iron Dome, il sistema antimissilistico israeliano. Nella guerra di dodici giorni scatenata da Israele contro l’Iran, lo scudo non è riuscito a intercettare tutti i missili. Ecco perché il governo di sta ultimando l’Iron Beam, che con fasci laser dovrebbe essere capace di disattivare anche i droni.

Soldati della 24ª Brigata Meccanizzata ucraina “Re Danylo” installano reti lungo le strade per proteggere convogli e vie di comunicazione dagli attacchi con droni russi. (Ph. Ansa)
Un attacco con migliaia di questi ordigni, tuttavia, sarebbe ancora davvero difficile da contrastare. Forse era stata questa consapevolezza a spingere il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ad affermare, lo scorso settembre: «Non siamo pronti né ad un attacco russo né a un attacco di un’altra nazione, lo dico da tempo. Penso che abbiamo il compito di mettere questo Paese nella condizione di difendersi se qualche pazzo decidesse di attaccarci: non dico Putin, dico chiunque». Spiegando che il conflitto in Ucraina era destinato a peggiorare, se non fossero intervenuti cambiamenti, Crosetto aveva aggiunto: «Abbiamo il dovere di fare qualunque cosa per invertire la rotta verso un dirupo che mi pare di vedere inarrestabile e anzi sempre più veloce».

Il ministro della Difesa Guido Crosetto alla Camera. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Le incursioni di droni sconosciuti sui Paesi dell’Unione stanno diventando sempre più numerose: in Danimarca, Polonia, Estonia, Norvegia, Romania, Lettonia, Lituania... Negli ultimi giorni è successo in Belgio, dove è stato bloccato per ore il traffico aereo dell’aeroporto di Zaventem, a Bruxelles, e quello di Liegi.
Del resto la guerra tra Russia e Ucraina sta unendo modalità tradizionali di combattimento, come le trincee, a quelle super avanzate, come appunto i droni, e non sempre è possibile capire chi sia a manovrarli. Potrebbero essere strumenti di esplorazione e provocazione russi, o mezzi per spingere l’Europa verso una guerra combattuta al fianco dell’Ucraina, che però la popolazione dell’Unione rifiuta con forza.
Secondo lo storico Alessandro Barbero, in questi mesi si ravvisano molti segnali simili a quelli che portarono alla Prima Guerra mondiale: un conflitto devastante che, forse, nessuno voleva veramente. Ci sono la propaganda bellicista, con interventi a favore della guerra; una corsa folle agli armamenti; la crisi economica che sta portando alla riconversione delle industrie e verso la produzione delle armi; e ci sono nuovi equilibri ed alleanze, non solo economiche, ma anche militari. Emblematico il caso della Germania, che conta tre milioni e 25 mila disoccupati, con la casa automobilistica Volkswagen pronta a produrre armamenti per la Rheinmetall. Lo stesso colosso tedesco ha anche sottoscritto un contratto, insieme all’italiana Leonardo, per fornire al nostro esercito 21 mezzi corrazzati cingolati. Un primo passo verso l’aggiornamento di tutto l’apparato.

Inaugurazione ufficiale di un nuovo stabilimento di munizioni Rheinmetall a Unterluess, in Germania, il 27 agosto 2025. Ansa, EPA/HANNIBAL HANSCHKE
Travolti dagli eventi, in un mondo che si muove a ritmi frenetici, se non si tiene la barra dritta, si rischia di essere trascinati verso un conflitto mondiale che potrebbe svolgersi in Europa, col pericolo di distruggerla, anche finanziariamente. Nella guerra scatenata da Israele contro l’Iran, del resto, in una sola notte era stato utilizzato un totale di armi del valore di un miliardo di dollari, equivalenti a più di un anno di produzione.
La guerra è entrato nella vita degli italiani anche con la discussione intorno al possibile ritorno della leva obbligatoria. Qualche settimana fa è diventato virale un messaggio con le liste della leva militare dei ragazzi residenti a Roma, nati nel 2008, oggi diciassettenni. Un atto amministrativo normale – perché la leva obbligatoria è sospesa, ma non abolita – ha messo in subbuglio le famiglie, riaprendo il confronto sul tema. In realtà, lo scorso maggio, Crosetto aveva invece spiegato come si stia lavorando ad una sorta di leva volontaria, “moderna e flessibile”, parallela alle forze armate professioniste.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il presidente del Senato Ignazio la Russa, il presidente della Camera Lorenzo Fontana, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il ministro della Difesa Guido Crosetto in occasione della cerimonia all’Altare della Patria per la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, Roma 4 novembre 2025. Credit: Ansa.
In occasione del 4 novembre, Giornata dell’unità nazionale e delle forze armate, nel messaggio al ministro della Difesa, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato come “il contributo delle forze armate è stato prezioso per l’affermazione del ruolo internazionale del nostro Paese. Con grande professionalità e umanità sono intervenute, su mandato della comunità internazionale, in soccorso a popolazioni e in contesti dove è stato urgente operare per la pace”.
Oggi, ha aggiunto il capo dello Stato, «nuovi conflitti si sono affacciati in Europa e nel Mediterraneo, interpellando la cornice di sicurezza costruita nel dopoguerra e le istituzioni poste a suo presidio. Il pericolo di allargamento del sanguinoso conflitto scatenato dalla aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa impone grande attenzione e un impegnativo sforzo di adattamento dello strumento militare, per la creazione di una comune forza di difesa europea che, in stretta cooperazione con l’Alleanza Atlantica, sia strumento di sicurezza per l’Italia e l’Europa».