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Persona e famiglia > In punta di penna

Le notizie emotive

di Michele Zanzucchi

- Fonte: Città Nuova

Michele Zanzucchi, autore di Città Nuova

Paura, sconforto, sospensione, dipendenza, depressione… Le news vengono oggi presentate in modo aggressivo, sollecitando i sentimenti degli umani, col rischio di un’eclissi della razionalità

Emozioni e informazione nell’era digitale. Foto di Edar da Pixabay.

L’era dei social network sta già mostrando i limiti oggettivi, che già stiamo transitando verso l’era dell’intelligenza artificiale (AI), che apre nuove incognite, forse più gravi di quelle provocate da Facebook, Instagram o TikTok. Il rischio è che il peggio dell’AI si sommi col peggio dei social. È un rischio già presente, ma non ancora pienamente consumato. In ogni caso siamo nell’era dell’emotività, dei sentimenti.

Quest’epoca dell’emotività era già implicita nell’era dell’immagine, che ha preso il via nel mondo della comunicazione e dell’informazione dopo la Seconda guerra mondiale. Ricordate Life, Paris Match o Epoca? Era, quella, una generazione di magazine che aveva deciso di privilegiare l’immagine rispetto al testo. Se in precedenza l’80-90% dello spazio era occupato dal “piombo”, cioè dal testo, il 10-20% era riservato alle immagini. Con tale nuova generazione di settimanali, le proporzioni si sono semplicemente invertite, con gli articoli ridotti a semplici didascalie alle immagini. Contemporaneamente, la radio cedeva il passo alla televisione, la voce veniva ricoperta di immagini, gli occhi prendevano il posto delle orecchie. E così l’epoca delle immagini trovò il suo spazio privilegiato nel campo informativo e culturale, e pure i libri cominciarono a soffrirne. Ma l’immagine era comunque questione di professionisti: i fotografi e i cameraman avevano cominciato a guadagnare più dei giornalisti stessi. Oggi, non è più così.

Poco alla volta, il sistema dell’informazione si è adattato a questo passaggio dall’era della scrittura a quella dell’immagine, e i giornali di carta hanno visto diminuire le vendite in modo inquietante. La mazzata finale è venuta dalla rivoluzione digitale, soprattutto dalle sue conseguenze più popolari, dai computer agli smartphone, via via più invasivi, delle vere e proprie protesi del nostro corpo. Bill Gates sognava un computer in ogni scrivania; verso la fine del XX secolo si sognava un telefonino in ogni tasca; ora le società del digitale, veri agenti capitalisti del XXI secolo, sognano, anzi lavorano perché su ogni scrivania, reale o virtuale, ognuno abbia un suo “agente di AI”, cioè un collaboratore totalmente virtuale. Il digitale, pur consentendo agli esperti un uso iper-razionale delle fonti scritte, pur favorendo oggi con le sue risorse la redazione dei testi di qualsiasi genere, indubbiamente privilegia l’immagine.

Ovviamente, tutto quello che è visivo agisce sollecitando l’emozione più e prima della ragione. L’immagine viene elaborata dai circuiti cerebrali preposti ai sentimenti e alle passioni, alle emozioni, più e prima del pensiero, della razionalità. Leggere un articolo sulla guerra di Gaza non provoca gli stessi movimenti neuronici che il guardare un servizio televisivo sullo stesso argomento. Ma la lettura permette al cervello di mettere una distanza tra la notizia e la sua elaborazione e archiviazione nei depositi cerebrali, mentre l’immagine colpisce forte e lascia tracce meno durature nel tempo, portando a una conoscenza più volatile.

E questo non vuol dire che la conoscenza per immagini vada eliminata, tutt’altro, ma va integrata con la lettura di testi che sviluppano di più la razionalità. Anche perché un abuso dell’emotività nell’informazione ingenera turbe psicologiche e patologie legate alla paura, alla volatilità dei sentimenti, ai disturbi della concentrazione. L’informazione emotiva porta più facilmente alla dipendenza da un certo tipo di messaggi e a fenomeni di polarizzazione, perché le tendenze naturali verso una certa sensibilità politica o culturale vengono sottratte alla capacità di giudizio: se uno ha una certa tendenza all’ordine e ai messaggi autoritari, con un eccesso di informazione emotiva finirà col pensare che il mondo sia monocolore e finirà col cercare sono i messaggi che lo confortano nelle sue convinzioni. Tutto ciò rischia di essere accentuato dall’AI, che sa quelle che sono le tendenze e le sensibilità del singolo umano e farà di tutto per assecondarle.

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