Le donne protagoniste del cinema italiano

Sono fragili, smarrite, ma anche piene di vitalità, di saggezza, di voglia di rivalsa. Al centro di tanti film, come pure nell'ultimo lavoro di Michele Placido, 7 Minuti, ci sono le donne, con le loro contraddizioni e le loro risorse
Michele Placido e le protagoniste di 7 Minuti

Se permettete parliamo di donne, titolava un film di Ettore Scola del 1964. Citiamo questa vecchia pellicola e parliamo di donne perché sono loro le protagoniste principali di questo momento del cinema italiano. Storie al femminile, intense, problematiche e dolorose, attraversano i nostri film già dalla scorsa primavera.

 

Da quando Paolo Virzì omaggiava la bellezza del gentil sesso con una vicenda di amicizia tra due ragazze poco omologate, per usare un eufemismo. Entrambe nei guai, smarrite, fragili e sole, eppure ancora piene di vitalità, vogliose di emozioni e di riprendersi quanto loro sottratto. Una ragazza madre a cui hanno portato via il bimbo (Michela Ramazzotti) ed una rinchiusa dal marito avvocato in una comunità di recupero per evitarle il carcere (Valeria Bruni Tedeschi). Lì si incontrano e lì, seppure diversissime, diventano amiche. Scappano, un giorno, e corrono in auto lungo una Toscana di oggi, mostrandoci, tra una risata e una lacrima, il loro complesso e meraviglioso mondo interiore. Le loro ragioni, i loro limiti, la loro umanità, il loro essere donne. Si intitola La pazza gioia e potremmo definirlo un Thelma e Louise molto nostrano. È prima di tutto una buonissima commedia all’italiana, in  cui i personaggi, ricchi di sfumature, portano addosso il sapore della vita.

 

Ancora donne e problemi in un altro film italiano recente: La vita possibile di Ivano De Matteo, dove il tema è quello della violenza domestica. È la storia di Anna (Margherita Buy) che fugge dal marito che la picchia e viene ospitata a Torino, insieme al figlio adolescente, da un’amica sensibile e preziosa (Valeria Golino). Si racconta il coraggio che ci vuole per uscire da quel tipo di incubo, compresi i sensi di colpa provocati dalla scelta di abbandonare tutto, persino un marito fragile, e ricominciare daccapo. È una ripartenza, quella di Anna, lenta e faticosa. È un film in cui la disperazione, giorno dopo giorno fa spazio al sorriso e alla rinascita.

 

Grazie, ancora una volta, a quell’amicizia tra donne che è anche il tema di un altro film italiano recente, ancora nelle sale: Qualcosa di nuovo di Cristina Comencini. Qui Lucia (Paola Cortellesi) e Maria (Michela Ramazzotti), sono amiche dai tempi del liceo, anche se diversissime caratterialmente. La prima è chiusa, severa e rigida, forse anche per quel matrimonio fallito che ha alle spalle; la seconda è accomodante, leggera, dionisiaca e collezionista, più per ripiego che per autentica scelta, di continue avventure occasionali. L’arrivo di un giovane da contendere offre a entrambe l’occasione per esplorare la propria verità. Qui il film diventa interessante: nel doppio viaggio interiore prende forma un bel ritratto della donna contemporanea, costituito, come già ne La pazza gioia, di riflessioni sulla maternità, ma anche della necessità di andare liberamente incontro alla nostra identità, del dono e delle regole di una vera amicizia; della donna come pianta composta di tantissimi rami, del suo bisogno e della sua difficoltà di stare accanto a un uomo, e di starci veramente bene.

 

È un film sulla bellezza e sulle contraddizioni femminili, come lo è 7 Minuti di Michele Placido (in uscita il 3 novembre), che però, affronta soprattutto una branca del tema, cioè il rapporto tra la donna e il lavoro ai giorni nostri. Siamo nella fabbrica Varazzi e ad 11 dipendenti donne, tra operaie ed impiegate, viene chiesto, come rappresentanti dell’intera forza lavoro, di rinunciare a 7 minuti di intervallo al giorno per salvare il contratto. È un film corale, teatrale, tratto da una storia vera, in cui prendono voce diverse generazioni e dimensioni della donna contemporanea. Italiane, immigrate, madri e figlie, con le loro famiglie, più o meno complesse, alle spalle. 7 minuti è un contenitore di storie lontane tra loro, tutte insieme – per omaggio o per contrasto – tese ad avocare un tempo in cui i lavoratori avevano diritti maggiori di ora. Ci sono signore di una certa età che hanno vinto battaglie in passato ed altre, giovani, che per tenersi uno straccio di lavoro farebbero di tutto, figurarsi non accettare una riduzione della pausa di soli 7 minuti.

 

Ma una del gruppo, una meravigliosa Ottavia Piccolo, invita le colleghe a ragionare: e se non fossero i 7 minuti il punto, ma se fossero il primo passo per abituare le dipendenti al ricatto? Se fosse un esercizio piscologico? Di fronte a lei donne spaurite, stanche, dimesse, combattive, graffianti. Ci sono Fiorella Mannoia, per la prima volta sullo schermo, Maria Nazionale, napoletana urlatrice, Ambra Angiolini e Violante Placido. Ma è il lavoro di squadra, forte anche del solito buon lavoro che Placido sa fare con gli attori, a raccontare bene la fatica contemporanea delle nostre donne. Bravo il cinema italiano a stare accanto a loro, a parlare di loro, e fortunato a farlo con le tante brave attrici che abbiamo.

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