Le dimissioni di Napolitano sulla stampa estera

Stabilizzatore della politica italiana, sostenitore delle riforme, guida e moderatore ha saputo governare il rischio default più grave dopo la seconda guerra mondiale. Apprezzato per il rigore, la sobrietà, la misura e la discrezione. Il parere dei giornali stranieri
Napolitano si è dimesso

Le dimissioni di Napolitano hanno avuto eco considerevole anche nel resto del mondo; e non tanto per il gesto in sé – atteso ormai da tempo -, quanto per le prospettive che questo potrebbe aprire per l'Italia e di conseguenza per la comunità internazionale che si relaziona con il nostro Paese. Secondo il New York Times, «Le dimissioni del presidente metteranno alla prova il premier italiano»: la corrispondete da Roma Elisabetta Povoledo scrive infatti che «per quasi nove anni, Giorgio Napolitano è stato un'ancora fondamentale per la stabilità politica italiana […] Per Matteo Renzi, riuscire a far sì che i deputati e i delegati delle Regioni sostengano il suo candidato sarà un nuovo test della sua abilità politica, che misurerà la sua capacità di calmare il dissenso nel suo partito e attirare i voti dell'opposizione». Una prova per la credibilità di Renzi di fronte al resto del mondo, pare voler dire la corrispondente, e della sua reale presa sulle forze politiche italiane.

Ancora più esplicito è il londinese Wall Street Journal, secondo cui non solo «le dimissioni di Napolitano aprono una nuova fase di incertezza nella politica italiana che metterà alla prova la forza del giovane governo di Matteo Renzi», ma quest'ultimo «perde un alleato fondamentale», appunto per la sua capacità di agire da «stabilizzatore» nelle tumultuose vicende che hanno coinvolto la politica e l'economia italiana negli ultimi anni e per il suo sostegno al processo di riforme. Dall'altra parte del globo, anche l'australiano The Age osserva come l'ormai ex presidente abbia governato «la più grave recessione dai tempi della Seconda guerra mondiale», individuando nella chiamata di Mario Monti al governo nel 2011 l'atto che più ha contribuito a salvare il Paese dal default.

Lo spagnolo El Paìs, con un editoriale del docente di scienze politiche Antonio Elorza, definisce la chiusura del novennato di Napolitano «la fine di un'epoca»: ripercorrendo la storia politica dell'ex presidente, l'accademico arriva a tracciare un parallelo tra lui e il Togliatti della svolta di Salerno, in quanto entrambi hanno saputo «mettere davanti a tutto il consolidamento e il ristabilimento degli equilibri danneggiati di un regime democratico in crisi», l'uno dopo la Seconda guerra mondiale, e l'altro al tramonto della seconda repubblica, tanto che «il moderatore è diventato così una guida».

Il belga Le Soir titola invece ironicamente «Elezioni del Presidente della Repubblica italiana: istruzioni per l'uso», soffermandosi sul complesso meccanismo di negoziazioni e di voti che porterà alla scelta del nuovo inquilino del Quirinale; osservando in chiusura che, nonostante l'incertezza che regna, «il premier Renzi è noto per riservare delle sorprese, come le dimissioni del suo ministro degli Esteri Federica Mogherini per diventare capo della diplomazia europea»; mentre il parigino Le Figaro, nell'articolo «Napolitano se ne va», osserva come «questo presidente rappresenta agli occhi degli italiani il rigore, la sobrietà, la misura e la discrezione».

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