Le ali solidali del condor

Leon Gieco, noto come il Bob Dylan argentino presenta a Roma un road movie i cui protagonisti sono giovani disabili che attraverso la musica riescono a volare oltre i limiti fisici
Leon Gieco

Dalla Pampa e dalle Ande argentine a Roma, la sera di mercoledì 1 agosto, il cantautore argentino Leon Gieco ha fatto tappa all’arena del Cinema sull’isola Tiberina a Roma. Per la prima volta nella capitale ha presentato al pubblico il road movie “Mundo Alas”, a sostegno di due onlus:  Mirando al Sur e Progetto Sur.

 Anche se scarsamente conosciuto dal pubblico italiano, e distrattamente trascurato dai  nostri media, Leon Gieco all’Isola Tiberina ha registrato il tutto esaurito, con un affluenza di pubblico impensabile e inattesa: circa 500 persone, con esaurimento anticipato dei biglietti di ingresso e con non poche persone rimaste in piedi. Più di due ore di un recital-testimonianza e di dialogo diretto e sincero con il pubblico e con una consistente, partecipata e commossa rappresentanza di argentini e latino-americani che vivono in Italia.
 
Questi inattesi e sorprendenti “contrattempi” hanno spinto gli organizzatori a replicare l’evento domenica 5 agosto, alle ore 20,30, anche per dare la possibilità a molti altri di apprezzare e gustare le commoventi e impegnate composizioni di Leon Gieco. Un appuntamento da non perdere, soprattutto per quanti non lo conoscono ancora e hanno voglia di emozionarsi e lasciare sussultare il cuore.
    
Il road movie, premiato con più di 40 riconoscimenti internazionali è un piacevole, costruttivo ed emozionante viaggio-tournée in diverse località dell’Argentina, intrapreso da un gruppo di giovani artisti portatori di handicapcomposto da musicisti, cantanti, ballerini e pittori, che presentano le loro insospettabili e insospettate potenzialità e abilità artistiche, accompagnati e seguiti dalla voce, dal talento e dall'esperienza di un  condor con le ali della solidarietà come Leon Gieco.
 
Uno stile di vita e una prospettiva di auto-riscatto personale e sociale, che si può riassumere con una espressione adoperata da un protagonista di questa sfida culturale: «Para qué quiero pies, si tengo alas? (Perché chiedere piedi se posseggo le ali?». I protagonisti della pellicola da Pancho ad Alejandro, da Maxi a Carina, da Demiàn a Beto, da Rosita ad Antonella, da Carlos Sosa, Carlos Melo e Raùl – hanno tutti, nessuno escluso,  le ali per volare, insieme e in libertà, come piccoli, grandi condor.
 
La manifestazione, per molti, è stata anche una gradita opportunità per conoscere e apprezzare la sensibilità, l’impegno artistico , culturale e civile di uno fra i più attendibili cantautori del nostro tempo, non solo dell’Argentina, ma di tutta l’America Latina e del Caribe; e di non poche città del mondo, senza dimenticare le sue impegnate esibizioni internazionali accanto a mostri sacri della musica contemporanea come Bruce Springsteen, Sting, Peter Gabriel, Peter Seeger, Mercedes Sosa, Charly Garcia, Silvio Rodriguez, Manuel Serrat, Caetano Veloso, ecc.
    
Soprannominato “il Bob Dylan argentino”, la sua produzione musicale e artistica è impressionante: oltre 45 lavori tra ellepi e cd, più di 400 canzoni,  tra cui “Solo le pido a Dios”, cantata a squarciagola, in piedi e con le braccia rivolte al cielo, dal pubblico presente alla manifestazione nell’Isola Tiberina.
 
Pur essendo e sentendosi visceralmente argentino, Leon Gieco si sente un po’ anche italiano: in realtà si chiama Raùl Alberto Antonio, ha radici italiane, precisamente piemontesi, in una piccola cittadina  vicino a Torino, da dove un suo bisavolo è a suo tempo emigrato in Argentina, in cerca di un futuro migliore. Avvicinandolo, in lui si avverte lo spessore di un artista “militante”: difensore dei diritti umani a fianco di Amnesty International e di altri organismi impegnati su questo fronte; oppositore tenace e ostinato delle guerre e delle dittature militari, ideologiche o religiose; promotore della libertà e della giustizia, schierato gomito a gomito con le “madres e abuelas di Plaza de Mayo”; testimone e personalmente coinvolto nella condivisione e nella solidarietà con gli oppressi, i torturati, gli handicappati.
   
Non adiòs, dunque, ma hasta pronto (arrivederci) per la serata di domenica all'arena dell'isola Tiberina e per altri futuri appuntamenti.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons