L’amore nelle famiglie non è quello di un romanzo

Francesco conosce la complessità delle nostre vite che, per quanto avvengano in un epoca così difficile vanno umanizzate, vissute con la dignità degli uomini e delle donne amate da Dio. L’incontro di straordinaria intensità del papa con il Forum delle associazioni familiari a 25 anni dalla sua nascita
. ANSA/ VATICAN MEDIA

L’occasione è quella di un anniversario: 25 anni dalla nascita del Forum delle Associazioni Familiari, una rete di realtà che sul territorio italiano vivono a servizio della famiglia in molti ambiti: formazione, adozione e affido, spiritualità familiare, volontariato, preparazione al matrimonio, consulenza familiare… Dalle iniziali 3 associazioni che si recarono dal notaio per costituire il Forum siamo oggi a 582 tra nazionali e locali e continuano ad aumentare. 25 anni di impegno nella Chiesa e nella società, perché la famiglia, anche se oggi è in crisi per le tante spinte disgregatrici che la attraversano, è e rimane la base della società, attorno alla quale iniziano e si snodano, nel bene e nel male, le vita di tutti noi.

L’udienza dal Santo Padre è un modo per ritrovarsi, per fare un bilancio davanti a “Pietro”, offrendogli la vita di questi anni, i semi gettati nella terra buona delle famiglie e i frutti, silenziosi ma concreti, che costituiscono il vero collante, la struttura della nostra società.

Per primo ha preso la parola il presidente del Forum Gigi De Palo che ha parlato di famiglia partendo dalla vita, dalla fatica quotidiana, ma anche dalla voglia di vivere fino in fondo la sfida che “fare famiglia” oggi comporta. Riferendosi all’Amoris Laetitia, l’Esortazione Apostolica post sinodale sull’amore nella famiglia che sta cambiando la narrazione sulla vita della famiglia, ha detto: «stiamo cercando di raccontarla senza edulcorarla, nella sua complessità e realtà e per questo nella sua immensa bellezza». «E’ innegabile che la famiglia talvolta viene presentata come qualcosa di noioso e grigio», il Forum sta cercando di imparare da Lei che ci incoraggia a “primerear” a «non nasconderci dietro lamenti autodifensivi ma provare a vivere la nostra missione (…) giocandocela. Divertendoci. Proponendo una bellezza contagiosa. Qui oggi (…) c’è l’Amoris Laetitia che si è fatta carne».

Per i cristiani la storia della Salvezza non è un rituale di parole vuote, è la testimonianza di un incontro che parte con l’Incarnazione…

Come sempre accade l’incontro con papa Francesco non è mai un passaggio di routine, diventa sempre un evento, lo spazio di uno sguardo con un uomo appassionato della persona umana e appassionato di Dio; con chi è capace di leggere nella tua vita, ri-generandola con le parole del Vangelo.

E come in tutti gli incontri veri, l’ascolto e il dialogo con l’altro sono sempre trasformativi. Perciò, provocato dalle parole di De Palo nelle quali, ha detto, “c’era fuoco, c’era mistica (…) ci vuole coraggio per parlare di famiglia così oggi”, papa Francesco ha messo da parte il discorso preparato  e ha cominciato a parlare della famiglia com’è nel disegno di Dio .

Come sempre però le parole del papa nascono dalla vita e sono piene di aneddoti, di esperienze, di persone incontrate e amate pur nella loro fragilità… Così parlando del “guardarsi negli occhi” ha ricordato lo sguardo ancora innamorato di due persone che hanno festeggiato con lui i loro 60 anni di matrimonio. «Il calore della famiglia che cresce, l’amore che non è un amore di romanzo. È un vero amore».

Ha incoraggiato ad avere pazienza, a fare la pace tutti i giorni, “perché la “guerra fredda” del giorno dopo è molto pericolosa”. Non si può negare, infatti, che la vita di famiglia sia un sacrificio, “ma è un bel sacrificio”. È una sfida per l’uomo a “fare più donna sua moglie”, così per la donna a “fare più uomo suo marito”.

Come sempre i giornali e le televisioni si sono soffermate sulle prese di posizione sui “temi sensibili”, come nelle parole sulla famiglia costituita da un uomo e una donna che “è icona di Dio (…), è proprio l’immagine di Dio”, o quando ha usato parole forti parlando dell’aborto selettivo, ormai triste consuetudine dei nostri giorni, in cui con l’eufemismo del cosiddetto aborto terapeutico” si nasconde una vera e propria pratica eugenetica: “per avere una vita tranquilla, si fa fuori un innocente”.

Parole molto forti, ma altrettanto forti sono quelle in cui riconosce la rilevanza antropologica dell’unione tra un uomo e una donna anche quando «non siano credenti: ma (che) se si amano e si uniscono in matrimonio, sono immagine e somiglianza di Dio, benché non credano».

Così come quando, parlando dell’Amoris Laetitia, ha detto: “leggete il quarto capitolo. Il quarto capitolo è il nocciolo (…). È proprio la spiritualità di ogni giorno della famiglia. Alcuni hanno ridotto Amoris laetitia a una sterile casistica del “si può, non si può”. Non hanno capito nulla”.

Un po’ di difficoltà hanno anche creato le parole sulle infedeltà accettate e superate: “tante donne nel silenzio hanno aspettato guardando da un’altra parte, aspettando che il marito tornasse alla fedeltà”. Non è facile parlare di questa realtà che negli anni ha segnato e ferito la vita di tante donne, ma a volte anche di qualche uomo; essa, infatti chiama in causa alcuni elementi del Sacramento del Matrimonio spesso messi in disparte, primo fra tutti “il per sempre”. Non c’è alcuna possibilità di vivere per tutta la vita con una persona se non mettendo in conto l’accettazione delle sue fragilità e la possibilità del perdono, naturalmente si tratta di una capacità non comune: “è santità. La santità che perdona tutto, perché ama”.

Francesco conosce la complessità delle nostre vite che, per quanto avvengano in un epoca così difficile vanno umanizzate, vissute con la dignità degli uomini e delle donne amate da Dio: Così come quando parla del tempo sempre più limitato che i genitori riescono a trascorrere con i propri figli: “Ho sentito una volta un giovane padre di famiglia dire:

«Padre, quando io vado al lavoro, loro dormono. Quando torno, dormono. È la croce di questa schiavitù di un modo ingiusto di lavorare che la società oggi ci porta».

Non si può evitare di starci dentro, ma come in tutte le epoche da 2000 anni a questa parte è la sfida dei cristiani che vogliono vivere il Vangelo e per far questo ci vuole passione, amore e coraggio, ciò che Francesco ha augurato a chi lo vive amandosi, al di là delle fragilità, accogliendo la vita e accettando le sue sfide con coraggio.

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