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Persona e famiglia > Noi due

La tolleranza con i figli

di Benedetta Ionata

- Fonte: Città Nuova

Imparare a modulare la tolleranza nella vita quotidiana può aiutarci nell’educazione dei figli e nei rapporti con gli altri

Tolleranza
(Pexels)

Il concetto di tolleranza non è un concetto semplice da inquadrare. Secondo il dizionario essa è «l’atteggiamento di rispetto o di indulgenza nei riguardi dei comportamenti, delle idee o delle convinzioni altrui, anche se in contrasto con le proprie».

Già partendo dalla definizione possiamo notare come, tra tutte le virtù, la tolleranza sia forse quella più imperfetta e complessa. Spesso succede che ne è presente troppa o troppo poca, e risulta quindi difficile capire quando è il momento giusto per essere o meno tolleranti. Capire quando e come utilizzare questa virtù può essere sicuramente utile non solo per gli individui e per la società in generale, ma anche nel contesto educativo dei genitori con i propri figli.

Voi genitori, quanto tempo impiegate prima di dire ai vostri figli qualcosa o di arrabbiarvi con loro quando mettono in atto comportamenti non graditi? Dov’è il limite per un comportamento dannoso?

Rispondere a questi quesiti è complesso, anche perché spesso ciò che noi riteniamo inaccettabile magari non lo è per altri genitori e viceversa, e inoltre ciò che oggi riteniamo accettabile non lo era per i genitori delle generazioni passate. Con questa poca stabilità del concetto di tolleranza, come dovremmo comportarci oggi?

Succede spesso che utilizziamo la parola tolleranza quando vogliamo lasciar passare alcuni comportamenti senza però ritenerli accettabili. Non è così.

C’è da specificare che tolleranza non è indifferenza, ovvero è bene fare attenzione a non essere così tolleranti da diventare ciechi davanti ai cattivi comportamenti, come quando i genitori ignorano il comportamento distruttivo a causa del loro amore per i figli: preferiscono non apparire arrabbiati o non provare disapprovazione, ma il costo potrebbe essere l’insegnamento di comportamenti che non sono utili per il bambino.

Invece è bene abbracciare la tolleranza quando il genitore si trattiene dall’intervenire affinché il bambino impari il modo migliore per muoversi socialmente, grazie all’insegnamento morale che deriva dalle possibili conseguenze delle interazioni con gli altri.

Possiamo dunque essere tolleranti e tollerare molte cose, di sicuro però è importante riconoscere quando queste opzioni sono buone per noi e quando non lo sono. Essere tolleranti è infatti un grande valore e implica che abbiamo capacità di scelta e un certo potere di ignorare o di non essere influenzati negativamente da noi stessi. Allo stesso tempo non dobbiamo ignorare cose che non dovremmo ignorare, cercando di impedire che i cattivi comportamenti abbiano la meglio.

Con tutta questa variabilità, dunque, non fatichiamo a definire la tolleranza una “virtù imperfetta”, ma la sua presenza può promuovere un rapporto pacifico e soddisfacente in famiglia, permettendo di guardare oltre le nostre differenze per andare d’accordo. Ma quando ci troviamo di fronte ad una situazione che richiede tolleranza, che fare? Ciò che può guidarci è senza dubbio chiederci se la nostra tolleranza è paziente e non controllante, se in quel momento permette a nostro figlio di conoscere le conseguenze delle sue azioni senza danni, se danneggia gli altri perché stiamo ignorando comportamenti nocivi, se è poco salutare per noi o per loro e quindi valutare l’opzione di effettuare cambiamenti o altre scelte.

Porsi questi quesiti può esserci di aiuto, e anche se abbiamo visto quanto può essere complesso il concetto di tolleranza, possiamo lo stesso essere consapevoli quanto può essere nocivo ignorare certi comportamenti dannosi e quanto invece può essere di aiuto utilizzare la tolleranza per migliorare le situazioni per noi stessi e per gli altri.

Possiamo avere troppa tolleranza

Possiamo anche essere accusati di essere troppo tolleranti. Ad esempio, potremmo scusare o ignorare comportamenti che riteniamo inappropriati, come un collega che fa un commento o una battuta offensiva, perché non vogliamo interrompere il nostro rapporto di lavoro. Oppure possiamo mostrare tolleranza quando pensiamo cose tipo “i ragazzi sono ragazzi” e non contestare i comportamenti sessisti. Questi sono momenti in cui magari pensiamo di essere collaborativi non insistendo nel censurare i comportamenti degli altri, ma in realtà potremmo incoraggiare silenziosamente comportamenti scorretti rischiando di ignorare o sostenere implicitamente il danno che fanno. Potremmo usare la frase “accettare di non essere d’accordo” quando tolleriamo opinioni contrastanti piuttosto che richiamare le persone. In queste situazioni, possiamo avere troppa tolleranza.

Possiamo soffrire di tolleranza

Possiamo anche sperimentare la tolleranza come una risposta dolorosa a condizioni orribili. Quando tolleriamo le cose, mostriamo la capacità di sopportare condizioni sfavorevoli o subire qualcosa anche se ci dà fastidio. Usiamo il termine per descrivere uno stato biologico, come essere in grado di tollerare i farmaci senza una reazione negativa o quando mostriamo forza sopportando effetti avversi.

Scegliamo attentamente la nostra tolleranza.

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