La terza navigazione. Preghiera di un filosofo

«La sapienza è una delle cose più belle, ed

Eros è l’amore per il bello. Perciò è necessario che egli sia filosofo e, in quanto filosofo, che sia intermedio fra il sapiente e l’ignorante». Così Platone nel Simposio. E questo filosofare è forza di braccia, è “fatica”, quella «fatica del concetto» di cui parlerà Hegel molti secoli dopo. È la «seconda navigazione» che si fa non più affidandosi allo scorrere delle acque, ma alla forza dei remi. Affascinato, fin dalla giovinezza, da questa seconda navigazione, l’autore racconta – con un linguaggio intimo, vivido e che si fa spesso preghiera – tutto il percorso che da lì si è snodato fino ad approdare alla scoperta e all’esperienza di «un amore altro da Eros, che seppi chiamarsi Agápe». Un amore che apre a quella che egli chiama «terza navigazione», affidata, questa, non più alla forza del remo e alla fatica del concetto ma al soffiare dello Spirito. 

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