Adottato da una famiglia italiana, dopo aver assistito allo sterminio della sua famiglia da parte degli occupanti serbi nel villaggio di Zaklopaca, durante la guerra del 1992 nella ex-Jugolslavia, Jusuf Samirovic, il giovane bosniaco protagonista del romanzo, è tormentato da questo passato di violenza che lo rende instabile e sofferente.

«Aveva cercato sempre: tentando solo, in un’ossessiva escursione solitaria, di scalare la montagna che giganteggiava nella sua vita, cresciuta su quel nucleo che urlava dentro di lui e a cui non avrebbe saputo dare un nome diverso da dolore, odio, vendetta».

Dove si nascondevano gli assassini? Camminavano liberi e impuniti per le strade del mondo? Ed era giusto questo?
Domande che si ripropongono continuamente alla sua mente e che esigono una risposta. L’antico proverbio balcanico, «l’odio dorme in una tana di neve, temi ogni giorno che si leva il sole», resta per Jusuf un monito e un’allerta per il futuro.

Assalito continuamente dai ricordi, decide di mettersi in viaggio per ritornare sui luoghi dell’infanzia, alla ricerca delle spoglie mortali dei suoi cari e per stanare, possibilmente, i responsabili dell’orrendo crimine. È l’inizio di un cammino apparentemente privo di speranze, che percorrerà fino in fondo a qualunque costo e a viso scoperto.

L’incontro con Rada, giovanissima maestra serba, è l’incontro con la bellezza, con l’amore vero, ed anche lo svelamento del mistero che per troppo tempo ha infangato la memoria della sua gente. Ricomincerà la sua nuova vita nella consapevolezza che solo nell’amore troverà la forza di «farsi argine all’odio che altrimenti sarebbe ridisceso dai monti», per cancellare la memoria del male e riprodurlo in forme nuove.

Storia struggente di angoscia e bellezza, di amore e sgomento, di imprevista speranza e grande forza drammatica. Uno dei più interessanti libri dell’attuale stagione narrativa.