La Svizzera rafforza i controlli lungo il confine

Pattuglie nei boschi e lungo i sentieri lontani dai valichi stradali tra il Canton Ticino e la Lombardia
Canton Ticino

Da Berna, capitale della Svizzera, arriva una decisione voluta dal ministro della Giustizia elvetica Sommaruga, che riguarda i nostri confini. Si tratta di una recente decisione presa dal governo d’oltre confine, preoccupato per la sicurezza interna dei suoi abitanti, in vista di alcuni fatti accaduti di recente. Da questi, la decisione di intensificare lungo il confine tra Italia e Svizzera, le pattuglie e i posti fissi di polizia, durante tutto l’arco delle ventiquattrore.

La misura è stata annunciata ad inizio mese dalla polizia cantonale. I motivi che hanno spinto ad adottare questa decisione sono essenzialmente due: rispondere a un'escalation di reati, rapine soprattutto, che nell’ultimo mese ha investito il Canton Ticino. In secondo luogo preoccupa la fine dichiarata dal governo italiano dell'emergenza umanitaria dei profughi provenienti dal Nordafrica, con il rischio che ora questi tentino di passare clandestinamente la frontiera.

In Svizzera attualmente sono 30 mila le richieste di asilo, a fronte di una possibilità di accoglienza, dichiarata dalle autorità, di appena 22 mila. Ma secondo i più, la spinta vera a questa restrizione e all’aumento dei controlli alla frontiera è un’altra: l’avvicinarsi delle elezioni cantonali. Il 10 aprile prossimo nel Canton Ticino ci saranno infatti le lezioni, e la campagna elettorale è tutta incentrata sul tema dei rapporti con l’Italia e sullo spauracchio che dalla Lombardia possano arrivare nuove ondate di lavoratori a basso costo, ma anche di malviventi che derubano banche e negozi e poi si rifugiano al di qua del confine grazie a controlli di frontiera divenuti più morbidi.

Scaramucce e ripicche, beghe di borgata, o in questo caso di cantone, che da sempre hanno caratterizzato i rapporti con i nostri vicini. Basti pensare alla scorsa campagna politica a suon di cartelloni, che equiparava lavoratori italiani e banditi a famelici ratti all’assalto del formaggio elvetico. Promotore di quella campagna era stato l’Udc, partito dell’ultradestra svizzera, da sempre contrario alla rottura dello storico isolazionismo di Berna. «Ci avevano accusato di essere rozzi e xenofobi ma vedo adesso che i temi da noi sollevati sono in primo piano nell’agenda politica», dice Rusconi, leader dell’Udc in Canton Ticino. Mentre Bignasca, fondatore della lega dei Ticinesi, che poche settimane fa aveva proposto di innalzare un muro alto quattro metri lungo il confine delle province di Varese e Como, sente la sua proposta sempre più attuale e perfettamente intonata.

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