La parola crisi viene dal verbo greco, krineo, che significa giudicare, separare, scegliere. Entriamo in crisi quando non sappiamo più giudicare la realtà che ci circonda e di conseguenza scegliere. La crisi è quel momento in cui va fatta una scelta separando gli elementi del rompicapo, per decidere quali tenere e quali scartare. Le comunità sono oggi dentro questo processo.
In Occidente si discute molto su identità nazionale, accoglienza dei migranti, confini nazionali da proteggere, autonomie regionali, prodotti da difendere con dazi alle importazioni, ecc. Al tempo stesso, negli ultimi 15/20 anni stiamo assistendo a nuove forme di comunità, le communities, comunità virtuali che riuniscono molte persone intorno a un tema o a una persona, l’influencer. Nel frattempo constatiamo l’inesorabile declino di quelle comunità religiose sorte lungo i secoli. I movimenti carismatici, salutati come “nuova primavera” della Chiesa postconciliare, sono dentro questo disorientamento generale.
Ma perché le comunità sono in crisi? Innanzitutto perché viene meno la dimensione sacrale della vita, una dimensione verticale, gerarchica, che separa, di cui il patriarcato è una manifestazione storica. Questa dimensione gerarchica dava stabilità e legge alle relazioni, al costo però di controllarle, incasellarle, castrarle.
La secolarizzazione, che è un altro nome della perdita della dimensione verticale delle relazioni, è uno dei frutti del cristianesimo, poiché con l’incarnazione e la morte di Dio viene eliminata, almeno in via di principio, ogni separazione fra sacro e profano. In Gesù, Dio abita la nostra carne e la nostra terra. Ciò che era verticale con il cristianesimo diventa, almeno idealmente e come promessa, orizzontale. Accanto a questo motivo fondamentale, la velocità con cui viaggia il mondo accorcia lo spazio fisico, e ci pone in contatto in modo rapido con un cosmo di “altri” che per il solo fatto di esserci mettono in discussione quella che credevamo fosse la nostra identità. Si pensi alle migrazioni. Al variegato mondo mussulmano in Europa e negli Stati Uniti, per esempio.
Questa crisi porta al centro della vita delle comunità la questione dell’identità. A contatto con gli immigrati qual è l’identità italiana? Quale quella di un movimento ecclesiale o di una congregazione religiosa, ma anche della Chiesa, in un mondo post-cristiano? Quando una comunità entra in crisi, definirne l’identità pare una faccenda di vita o di morte e si cerca velocemente di capire quale sia il “proprio” di quella comunità, ciò che la definisce, la sua essenza. Chiarito il panorama, dobbiamo chiederci: è la questione dell’identità il vero nodo da sciogliere per uscire dalla crisi in cui versano le comunità? Al prossimo mese.