Chi si aggirava per le vie del centro di Palermo e dintorni la mattina del 17 ottobre scorso, non poteva non notare, insieme ai numerosi turisti che animano la città, una vivacità particolare. La biblioteca regionale, la cattedrale, la facoltà teologica, il museo diocesano, la facoltà di ingegneria brulicavano di bambini, ragazzi, giovani convenuti da diverse scuole della città per vivere insieme un evento significativo, il Giubileo della speranza educativa, il cui titolo recitava: L’amor che move il sole e l’altre stelle. Un tema che voleva porre l’attenzione sul nesso tra armonia del Creato e pace nelle relazioni tra persone e popoli.
Sparsi nei vari siti, gli studenti delle scuole statali e paritarie della città hanno potuto seguire percorsi dedicati, a seconda dell’età: da laboratori di astronomia e matematica, a spettacolini di marionette, dal racconto sulla vita di santa Rosalia e il beato Pino Puglisi alla spiegazione sulle tombe reali normanni e svevi e sulla meridiana della cattedrale. Fede, arte, cultura, scienza: un mix di esperienze culminate a fine mattina in un incontro che ha visto tutti insieme gli studenti in dialogo con l’arcivescovo, don Corrado Lorefice che li ha accolti con grande calore in una cattedrale strapiena.

Don Corrado Lorefice al Giubileo della speranza educativa, Cattedrale di Palermo. Foto di Aurora Nicosia.
Alcuni di loro hanno raccontato esperienze e condiviso il desiderio di non voler essere una generazione superficiale ma di volersi porre alla ricerca di qualcosa che dia senso alla vita e speranza di futuro. Impossibile, per tutti, non avere in cuore e negli occhi quello che era avvenuto appena il giorno prima nella stessa chiesa, gremita all’inverosimile: il funerale di Paolo Taormina, il giovane ucciso alcuni giorni prima in pieno centro per aver tentato di sedare una rissa. Ed è a lui che fa riferimento anche don Corrado, indicandolo come esempio di chi è capace di riconoscere il volto e la dignità dell’altro, di prendersi cura, di scegliere la fraternità e non la violenza. «La speranza nasce se ognuno di noi torna a capire cosa siamo gli esseri umani – ha affermato con forza, tra il resto, l’arcivescovo –. Non dovete avere paura di Dio, ma degli uomini che si sostituiscono a Dio. Non ci abbiamo guadagnato a dire che Dio non esiste». L’invito è stato quello di essere tanti Paolo, tanti Pino Puglisi. Ed ha concluso: «Grazie perché ci siete».
Sentimenti espressi anche nel pomeriggio, nella seconda parte del programma che ha visto poi un interessante collegamento con l’astronauta Luca Parmitano in collegamento da Houston. Un “viaggio” nello spazio all’insegna dello stupore col nostro connazionale nato in provincia di Catania, primo italiano ad effettuare un’attività extraveicolare il 9 luglio 2013, con 6 ore e 7 minuti di passeggiata spaziale, primo italiano (e terzo europeo) anche al comando della Stazione spaziale internazionale durante la Expedition 61. La ricerca cosmica, d’altronde, era stato un tema importante già al mattino grazie al laboratorio per le scuole secondarie di primo grado tenuto da ricercatori e ricercatrici dell’Istituto nazionale di Astrofisica e dell’Istituto di Astrofisica spaziale e Fisica cosmica di Palermo.

Giovani partecipanti al Giubileo della speranza educativa a Palermo. Cattedrale di Palermo. Foto di Aurora Nicosia.
Una giornata intensa, dunque, partecipata, coinvolgente. Abbiamo chiesto un commento a Stefania Macaluso, direttrice dell’Ufficio per la pastorale della scuola dell’arcidiocesi.
A fine giornata qual è il suo personale bilancio di questo Giubileo?
Abbiamo dato un segnale di attenzione come comunità educante. Palermo ha estremo bisogno di segni alternativi a tutto ciò che è disfunzionale, distruttivo e dunque diseducativo. La città ha tante potenzialità che attendono di essere prese in carico, orientate in senso virtuoso. La memoria di padre Pino Puglisi reclama un impegno serio in tale direzione. Chiesa e istituzioni civili non possono sottrarsi al monito che contrassegna il suo lascito pedagogico: ognuno deve fare qualcosa perché si possa realizzare il cambiamento. Il successo di questo evento penso sia l’esito dell’apporto generoso da parte di tante persone mosse da autentico slancio educativo.
Si aspettava così tanta partecipazione?
Ci speravo, avendo constatato la dedizione di chi si è seriamente impegnato a disseminare azioni a vantaggio dei piccoli e dei giovani: insegnanti, catechisti, volontari hanno dedicato con generosità tempo e risorse personali, competenze modulate con cura per offrire un’esperienza di bellezza, di conoscenza autentica, quella che “segna”, che ripone piccoli semi di ricchezza umana destinati prima o poi a portare frutto.
Cosa ha lasciato, secondo lei, negli studenti che hanno partecipato, ma anche negli adulti, insegnanti, educatori che li hanno accompagnati?
Penso che quando si fa esperienza della cura che qualcuno ti rivolge gratuitamente, si entra in un flusso relazionale trasformativo. Oggi bambini e bambine, ragazzi e ragazzi hanno fruito dell’offerta di conoscenza che volontari individuati per la loro particolare sensibilità educativa, ma anche scienziati come ricercatori astrofisici e docenti del Dipartimento di matematica UNIPA, hanno messo a disposizione per loro, predisponendo laboratori esperienziali con la massima dedizione. Penso che la giornata di oggi abbia lasciato un bell’esempio di “passione” per la conoscenza come chiave di accesso alla ricchezza del creato.
Di cosa hanno bisogno i bambini, i ragazzi, i giovani di Palermo?
Hanno bisogno di modelli, di riferimenti valoriali, non in senso moralistico, ma in senso esistenziale. Crescere significa orientarsi, individuare percorsi per la vita, trovare ragioni di senso che motivino il desiderio vitale, la spinta a creare relazioni in sé e fuori di sé. Educare significa accompagnare questa ricerca offrendo modelli di slancio vitale. I testimoni di ciò sono i veri maestri, ma in questo tempo ad essere in crisi è proprio l’energia vitale, mortificata dalla violenza, dal linguaggio d’odio, dagli scenari nichilisti. Palermo soffre di tutto questo così come il resto del mondo e tuttavia ha in sé una forza buona costituita dal bene operato da tante persone come quelle che si sono impegnate per la migliore riuscita di questo “Giubileo della speranza educativa”. Ora la sfida è tenere vive le fiammelle che possano fugare le tante ombre e scaldare i cuori di tanti giovani disorientati o addirittura preda di spinte mortifere come le varie forme di dipendenza e di violenza. Ma occorre una risposta forte certamente da parte delle istituzioni, ma anche da parte della comunità tutta, secondo il proverbio africano caro a papa Francesco “per educare un bambino occorre un villaggio”.

Una giovane ragazza al Giubileo della speranza educativa si esibisce durante un momento artistico. Cattedrale di Palermo. Foto di Aurora Nicosia.