Una nuova forma di solitudine che si fa strada nella nostra società è pronta a mostrarsi “social”, con una vita piena ed attiva eppure così profondamente sola nel proprio intimo. Si tratta di una solitudine antica, esistenziale, in cui si è soli pur stando in mezzo agli altri. La solitudine che vivono molti single è legata al fatto di non trovare persone in grado di cogliere la bellezza che ciascuno ha dentro, ma anche alla paura di mostrarsi per come si è o rendersi accessibili allo sguardo dell’altro. Paura di essere feriti, ansia da prestazione, alte aspettative, bisogno di rispondere alla pressione sociale, costruzione di un falso sé, idealizzazion:e sono alcuni dei temi frequenti che costringono nella propria condizione di singolitudine poiché mettono distanza tra sé e l’altro.
Negli anni in cui ho seguito single in percorsi di crescita personale ho incontrato tanta bellezza e ricchezza che non riusciva ad incontrarsi con altri. Alcuni si definivano single per scelta propria, altri per scelta altrui. Alcuni non avevano mai avuto una relazione, altri erano “single di ritorno”. Molti sono feriti e delusi dall’amore, altri non si lasciano incontrare da esso. Ciascuno è unico nel suo percorso di singletudine. Ma a differenza della solitudine dell’anziano, fatta di nostalgia e di ricordi con una protensione al passato, in cui sono i ricordi a fare compagnia, la solitudine del single è aperta al futuro, alla speranza.
Non a caso la dimensione del tempo nella solitudine del single ha un duplice significato: da un lato è tempo dell’attesa, dall’altra è tempo di preparazione. Stasi e movimento permettono di incontrare se stessi più profondamente pur rimanendo aperti alla vita, alle esperienze, alla continua evoluzione propria dell’essere umano. Ed intanto l’incontro possibile si prepara. La persona che in un altro contesto o momento non si noterebbe, in quel momento specifico, preparato da molteplici circostanze, emerge dallo sfondo colpendo l’attenzione.
La solitudine del single non dovrebbe essere una solitudine frenetica, che viene anestetizzata dal susseguirsi delle esperienze, piuttosto una solitudine che interagisce, che contribuisce a creare futuro e relazioni, che si interroga ed elabora, che supera le proprie barriere invece di erigerle. Ogni volta che ci si difende per non soffrire, si mettono in atto strategie che funzionano bene solo nel breve periodo. Alla lunga le mura innalzate per difendersi dall’altro diventano ostacoli che la persona stessa non riesce più a superare finendo per divenire prigioniera di se stessa.
Trovare l’equilibrio per vivere la solitudine costruttivamente da single è un allenamento in divenire: identificare i pensieri e le emozioni a riguardo e darsi il permesso di condividerli con figure di riferimento autorevoli; essere autenticamente se stessi anche a rischio di non piacere a tutti; coltivare interessi e vita sociale; evitare i pensieri tristi, i confronti svalutanti, le valutazioni affrettate così come le aspettative troppo alte o troppo basse legate all’ansia da prestazione, e mai, mai smettere di crederci, “perché l’amore non ha età” ed “al cuor non si comanda”.