Il mio bambino si arrabbia: cosa faccio?
Con la rabbia dei bambini fanno i conti tutti e non serve fingere che nulla sia accaduto, è una disconferma del bambino. Ce lo ricorda Francesca Broccoli in un titolo consolante, “Lascia che si arrabbi” . Non serve reprimere, ma si trovino modalità diverse per manifestarla. Il nostro bambino, che chiameremo Paolino, deve descrivere cosa gli succede; deve poterlo fare usando linguaggi diversi, per dare un nome a ciò che vive prima, durante e dopo la reazione di rabbia, che è sempre un dolore. E deve poter scaricare questo stato emotivo, in modo sicuro e non dannoso.
Punire un bambino che tende ad arrabbiarsi, ci ricorda Margot Sunderland, abbassa i livelli di serotonina, alza quelli di noradrenalina e lo rende più incline all’impulsività e alla scarica motoria. In fondo la rabbia è un’ emozione fondamentale per l’uomo e di difficile gestione. L’adulto ha un ruolo fondamentale: sostenere le capacità di regolazione delle emozioni nei bambini, per consentire fin dalla nascita di avere gli strumenti per modularle e renderle proficue.
Un cammino quindi, quello di Paolino e dei suoi genitori, di conoscenza, di dialogo, di osservazione e di condivisione, di esercizio di coerenza e attenzione da parte degli adulti e di possibilità di fare esperienze significative e adeguate. Perché… occorre so-stare con i bambini, per aiutarli a crescere bene.
Quando vince la rabbia
Torniamo a Paolino, che fa i conti con la rabbia, anzi i conti li perde proprio. Non sa perché gli succede e lo lascia così sofferente, che ne farebbe volentieri a meno. Anche oggi è andata male. A scuola aveva dovuto sorbirsi l’ennesimo rifiuto: «No, non puoi dipingere ora, devi fare quel che fanno tutti… E non fare i capricci…».
«Paolino fa i capricci…» gli aveva sussurrato nell’orecchio il solito provocatore, capace di non farsi sentire dalla maestra, ma di protestare «Maestra, Paolino mi ha spinto!» se provava a difendersi. Qualcosa nella sua testa si bloccava, fluttuava poi e non si fermava mai.
All’uscita da scuola mamma non aveva potuto mantenere la promessa fatta: «Andiamo al parco oggi dopo la scuola!» Il parco è il luogo degli amici ritrovati. La piazza in cui giocare a perdifiato. Dove sporcarsi con sabbia e acqua senza problemi. Invece no. L’auto ha svoltato a sinistra, mentre mamma gli diceva che no, non ci sarebbero andati al parco, perché….
Il “perché” Paolino neppure lo ha ascoltato. È partito un urlo e un pianto disperato. E basta: tutto è diventato rosso, poi nero, poi la mamma spaventata ha fermato l’auto e, con gli occhi inquieti e minacciosi lo ha affiancato sul sedile dell’auto, mentre Paolino si dimenava sul seggiolino dell’auto, scalciando furiosamente, poi era scoppiata anche lei trasportata dalla “sua” rabbia.
Quando finalmente si era calmato, dopo …troppo tempo, il bambino era sfinito e deluso. “Rabbia” aveva vinto su entrambi. Purtroppo. O forse no… o forse poteva essere conosciuta e addomesticata? Mamma aveva bisogno di raccontarsi.
Mamma come la quercia salva Paolino
«Sai l’immagine della quercia?» aveva detto l’amica Laura, che di professione sostiene i genitori. «Soffiano i venti, arrivano i temporali, ma poi risplende il sole che gioca fra i suoi rami. Gli uccellini cantano e la rallegrano, la brezza l’accarezza e l’abbraccia, mentre lei guarda il mare che le manda spruzzi di gioia. Lei sta sempre lì, fedele e forte, non si piega, non si ritira, non si dà colpe di quel che accade al tempo meteorologico…
Ecco tu sei come una quercia.
Il tuo bambino è il tempo meteorologico. Soffia come il vento, esplode come i temporali, splende e ti ama all’impossibile ed è come il sole che gioca fra i suoi rami, fra le tue braccia. Come gli uccellini canta e ti rallegra, come la brezza ti accarezza e ti abbraccia mentre tu guardi il mare, il futuro per lui che immagini pieno di spruzzi di gioia. Non hai sbagliato nulla con tuo figlio. Lui è un bambino. Che esplode o accarezza. Tu sei la sua quercia che accoglie il bello e il suo cattivo tempo. Ma resta lì.
Non si accascia, freme e si piega un po’. Anche se soffre sa che lei starà lì ferma, con tutta la forza di cui è capace, aggrappandosi alle radici. Un po’ fiera un po’ provata e così tuo figlio che la vede fissa e salda supererà la rabbia.
Se vede che la mamma soffre, il temporale faticherà a passare, perché si sentirà colpevole. Lui è un bambino libero, capace di esprimersi e lui è così perché la madre ha lavorato bene. È stata brava e lui esprime il positivo e il negativo a 360 gradi. E sarà una bella persona. Bene che esprima il dolore… Deve essere guidato a tirarlo fuori in sicurezza per sé e per gli altri. Se la quercia regge le emozioni, allora lui sarà aiutato. E gli passeranno gli scoppi di ira. Se la mamma sdrammatizza e non si dà colpe e accetta quel che è fisiologico, lui la troverà autorevole e ferma e si fermerà anche lui, pian piano, si autoregola in sicurezza».
Ma come le querce hanno bisogno di cure, così anche mamma-quercia coltiverà la compassione e la premura verso di sé.