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La (quasi) novità del soccorso alpino a pagamento

di Chiara Andreola

- Fonte: Città Nuova

Un emendamento alla legge di bilancio estende a tutta Italia l’obbligo per gli escursionisti imprudenti di aprire il portafogli nel caso in cui debbano essere soccorsi. Con però ancora molti punti da chiarire

Elicottero del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico sopra Capanna Gnifetti sul Monte Rosa durante la spedizione scientifica Artemis 4554, Alagna Valsesia, 23 Luglio 2025. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Si è guadagnato gli onori delle cronache uno degli emendamenti alla legge di bilancio in corso di approvazione: quello che prevederebbe che, in caso di «dolo o colpa grave» o richieste di intervento «immotivate e ingiustificate», gli escursionisti che dovessero richiedere l’intervento dei soccorsi dovranno pagarli di tasca propria. A definire le tariffe dovrà essere un successivo decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

La cosa a molti non suonerà nuova: e in effetti non lo è, dato che diverse Regioni italiane già prevedono che chi dovesse avere necessità di essere recuperato a causa di comportamenti imprudenti − attrezzatura inadeguata, l’essersi avventurati in luoghi segnalati come non accessibili, palese sottovalutazione della difficoltà dell’itinerario in relazione alle proprie capacità e casi simili − debba sborsare un corrispettivo. Corrispettivo che varia di Regione in Regione, e in base al tipo di soccorso richiesto: un minuto di volo dell’elicottero (il mezzo più costoso) in caso di intervento immotivato, ad esempio, costa 90 euro in Veneto, 120 in Piemonte e Valle d’Aosta, e 140 in Trentino e in Alto Adige, con una variabilità di tetti massimi (assenti in alcuni casi). Alla luce dell’aumento delle chiamate dovute all’imprudenza alcune Regioni, come ad esempio il Veneto, stanno valutando di alzare le tariffe: tanto più che il costo effettivo di un minuto di volo dell’elicottero è ben più alto, stimato in circa 180 euro.

Tutto bene e tutto giusto, dunque? Ni, nel senso che la bozza attualmente allo studio presenta diverse criticità. La prima è che il testo del provvedimento cita espressamente solo il soccorso alpino della Guardia di Finanza: il che mette in una zona “grigia” tutte le realtà che si occupano di soccorso – come il Suem, o come il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (Cnas) o l’Aiut Alpin Dolomites – che possono sì collaborare con la GdF, ma non sempre e necessariamente. Resta dunque da chiarire se e come il futuro tariffario sarà valido anche nel caso in cui intervengano loro (la maggioranza dei casi, in molte zone).

Poi ci sono tutte le criticità già emerse negli anni con l’esperienza di quelle Regioni che già impongono un prezzo a chi gioca a fare Messner. Prima di tutto, non è sempre immediato stabilire (e infatti il decreto nulla dice in proposito, né individua chi avrebbe questo compito) se un certo infortunio è dovuto o meno a imprudenza: se è chiaro che andare a fare una ferrata in infradito è una cosa ai limiti del tentato suicidio, meno lo è dire se una caduta lungo un sentiero da parte di una persona correttamente equipaggiata sia una sfortunata fatalità o frutto di un comportamento sconsiderato.

Non parliamo poi dei pagamenti: facili a dirsi, difficili a farsi, basti dire che, stando ai dati diffusi dalla Regione Veneto, sempre per rimanere su questo esempio, si viaggia su un livello del 30% di mancata riscossione. Percentuale che sale ulteriormente se prendiamo in considerazione i soli turisti stranieri, che diventano pressoché irrecuperabili una volta rientrati nei propri Paesi. Aggiungiamoci pure che solo in una parte largamente minoritaria dei casi − circa il 20% − interviene un’assicurazione. Il decreto del Mef dovrebbe quindi chiarire anche la delicata questione del recupero crediti, ad oggi ancora nebulosa.

Allo stato attuale, dunque, il provvedimento non cambia significativamente il quadro che già conosciamo; tanto più che diverse testate locali dell’arco alpino hanno riportato incredulità da parte degli operatori del soccorso alpino, che sarebbero stati colti di sorpresa dalla notizia.

Rimane la necessità di andare in montagna in maniera consapevole: non sono ancora disponibili i dati dell’intera estate 2025 se non per alcune Regioni, ma il presidente del Cnsas nazionale, Maurizio Dellantonio, aveva riferito a fine luglio al Corriere di un aumento delle richieste di soccorso del 20% rispetto all’anno precedente. I dati di Veneto e Valle d’Aosta sull’intera estate, diffusi a inizio ottobre, hanno comunque evidenziato una sostanziale stabilità complessiva rispetto al 2024.

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