La preghiera cosmica

Il canto degli uccelli, lo stormire delle fronde, l’azzurro terso del cielo, l’incanto di un paesaggio…tutto è un canto di lode a Dio. La contemplazione della natura ci avvicina a Dio e si fa preghiera. Come ci spiega Anna Maria Cànopi in “Di silenzi e di parole. L’arte della preghiera” (Città Nuova, 2016)
Di silenzi e di parole

Il cosmo ha una voce, una musica, un canto; è pieno di vibrazioni e tutto pervaso della presenza di Dio; è tutto una lode al Creatore. Sapessimo stare in ascolto di questa voce che risuona nel silenzio cosmico!

È una voce che è prima del suono, al di là del suono, ma che per noi si fa anche sonora. La sentia­mo quando stormiscono le fronde, quando sibila il vento o scroscia la pioggia, la sentiamo nel fremito della natura che si risveglia in primavera e nel ge­mito degli alberi che si spogliano in autunno e si stagliano nudi nel cielo invernale.

Tutto nella natura ha una voce. Ogni creatura è una nota musicale del concerto cosmico.

All’inizio della primavera, quando la nostra co­munità monastica canta la liturgia vigiliare, gli uc­celli fanno a gara con noi nel cantare anche loro le lodi al Signore. Ed è un intrecciarsi stupendo di me­lodie! Nelle pause di silenzio durante la salmodia è bello tacere e ascoltare l’eco del canto che risuona nel cuore.

[…]

Per intendere nella sua profondità il canto co­smico, bisogna mettersi in sintonia con l’ambiente che ci circonda, stando in raccolto silenzio ad ascol­tare la voce non solo delle creature, ma anche del­lo stesso silenzio che fa da sfondo a ogni voce e ne è, in certo modo, il grembo materno.

È un silenzio pieno di mistero, come scrive Chesterton: «La volta del cielo sopra di noi non è sorda; il silenzio non è silenzio senza cuore di un mondo senza scopo. Piut­tosto il silenzio intorno a noi è come una protezione amorevole… perché la gioia dei cieli è troppo alta per essere udita da noi», come i nostri occhi sono ancora incapaci di sostenere la luce del volto di Dio.

Assumendo questo atteggiamento, ci troviamo anche più vicini al Creatore, ne possiamo percepire la presenza, intravederne la bellezza e soprattutto sentirci avvolti e compenetrati dal suo amore. Tutto ciò che esiste, infatti, è frutto dell’amore di Dio che, essendo lui stesso amore, ha chiamato all’esistenza tutte le creature e vuole che nulla vada perduto di ciò che ha creato per potenza d’amore. Tutto perciò, con il passare del tempo, è destinato a trasfigurarsi, non ad annientarsi. Tutto ciò che Dio ha chiamato all’esistenza è per sempre. Ecco perché possiamo sentire un’immensa gioia spirituale nel cantare al Signore la sua gloria ora e in eterno.

Per cantare, però, bisogna conoscere la musi­ca, trovare la chiave musicale giusta, introdurla nel nostro cuore e con essa unirci a tutto il creato per lodare il Signore.

Quando ero bambina avevo la fortuna di esse­re in campagna e amavo andare a sedermi sull’erba del prato pieno di ridenti margheritine o sotto gli alberi, in silenzioso ascolto dello stormire delle loro fronde e del cinguettio degli uccelli che vi facevano i loro nidi. E così sentivo vicino il Creatore. Senza saperlo, cercavo il Signore e lo contemplavo.

Da Anna Maria Cànopi, DI SILENZI E DI PAROLE, l’arte della preghiera (Città Nuova, 2016)

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