La parola ai protagonisti

A Genova Streetlight, il concerto del Gen Rosso, e un workshop hanno coinvolto 250 studenti delle superiori. Qualche testimonianza di chi ha partecipato.  
gen rosso a genova

«Finalmente trovo un minuto per scrivere; in questi giorni sono stata impegnata nel progetto Streetlight che abbiamo messo in scena grazie al gruppo internazionale Gen Rosso. Qui tutti sono artisti, dai ragazzi ai professionisti. A volte mi sento un po’ fuori luogo, tutti hanno una spiccata personalità nel parlare, nel vestire e in tutto quello che fanno, io, invece, sono una semplice liceale omologata a tutti gli altri, almeno così pensavo prima di iniziare questa fantastica avventura!

Qui tutto corre veloce, entro stasera tutto deve essere pronto. I ragazzi e i professionisti stanno provando sul palco; io, invece, preferisco non assistere alle prove, voglio tenermi la sorpresa. Sono sicura che tutto andrà per il meglio: il pubblico applaudirà soddisfatto e noi torneremo a casa orgogliosi di questa esperienza… con chissà quale adrenalina provata per l’emozione di essere sul palco o semplicemente per aver vissuto momenti così magici.

Ora ti devo proprio lasciare, ho un articolo da preparare; sai, qui mi hanno convinto – ed io ci credo – che anch’io ho qualcosa di speciale da dare».

Francesca Cerbone

 

«È l’ora della pausa. Nei corridoi e al bar i ragazzi passeggiano con la merendina in mano, altri sono sulla terrazza a prendere una boccata d’aria. Questo però non vale per tutti: al primo piano, il gruppo di canto sta ancora provando. Non si tratta di un castigo, anzi. Se ci si affaccia alla porta della stanza, non serve un occhio esperto per capire al volo che i ragazzi si stanno divertendo. La musica sparge un’atmosfera di felicità, che sfonda le porte, e raggiunge l’animo di chi osserva. Tutti ai propri posti, e via, si ricomincia. Ancora una volta, i ragazzi provano la propria parte: per loro è il modo migliore di trascorrere i dieci minuti di svago. Una scelta personale e nel frattempo condivisa da tutti i compagni. Il messaggio che si può ricavare è molto significativo: cantare insieme e ballare per loro non sono un dovere, ma un modo per scatenarsi, per conoscersi meglio, per esprimere al meglio le proprie qualità, per rafforzare la fiducia nelle proprie capacità e, come molti dicono, per realizzare un sogno.

Carmen Ottonello

 

 

 

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