La Merkel detestata?

Benché la cancelliera sia criticata per il suo modo di affrontare la crisi economica europea, tutti si aspettano una soluzione prima di tutto da lei. Il punto di vista tedesco, dal nostro corrispondente in Germania
Angela Merkel

«Con la sua politica sulla crisi economica la Germania da tre anni sta proseguendo il suo sogno di dominio sull’Europa», ha scritto un commentatore greco. Mi sembra un’affermazione esagerata e mi sembra che il commentatore stia cercando un capro espiatorio per potergli addossare la colpa delle cose che non funzionano nel suo Paese.

Sappiamo che in questo momento tanti se la prendono con il governo tedesco, prima di tutto con la cancelliera Angela Merkel. Almeno i Paesi con difficoltà economiche. Ma perché si aspettano una soluzione dei loro problemi prima di tutto da lei? Temiamo che l’aspettativa per una salvezza economica proviente dalla Germania superi le nostre possibilità.
 
I dati economici della Germania sono buoni. Anche se alcuni osservatori prevedono un regresso. Sì, si sta diffondendo la paura che la crisi alla fine tiri giù l'intera economia europea. E sì, un po’ ci domandiamo come mai finora ne siamo rimasti ancora poco spennati e se dobbiamo vergognarci per questo, sapendo che popoli a sud delle Alpi devono tirare tanto la cinghia.

D’altro cantro si pensa che nell’attuale situazione approfittiamo delle riforme iniziate già dal governo di Gerhard Schröder, che allora però non ci piacevano. E non capiamo perché i greci o gli italiani ci chiedono di pagare per gli errori che loro hanno commesso. Sono gli italiani che hanno votato più volte per Berlusconi, che si è rifiutato di fare riforme. Si lamentano della “tecnocrazia” del governo Monti, che qui è riuscito a risollevare la reputazione dell’Italia, ma invece di usare il tempo per riformare il loro sistema politico, i partiti girano attorno a sé stessi e litigano fra loro come prima.
 
I tedeschi non sono antieuropei. Ma sta aumentando la preoccupazione che le necessità dell’Ue possano nuocere alla validità della Costituzione tedesca. E possiamo costatare che anche altri Stati hanno la stessa paura, cioè che il processo di integrazione europea gli chieda di rinunciare a una parte della loro sovranità.

Mi sembra di notare una differenza di orientamento: mentre i Paesi in difficoltà mirano a superare la crisi attuale, la Merkel mira in primo luogo a evitare crisi simili per il futuro. Anche in Germania non mancano le voci che mettono in dubbio la capacità della Merkel di manovrare l’Europa per uscire dalla crisi, si lamentano della sua indecisione rigida oppure pensano che la via intrapresa da lei non sia quella giusta.

Sembra però che nessun esperto di economia abbia una risposta vincente su come superare i problemi. Altrettanto vale per i politici: possiamo capire che non piaccia la rotta della Merkel e che appaia troppo dura. Ma stupisce che gli altri Paesi dell’Ue non si mettano insieme per creare una maggioranza e farsi strada con una strategia alternativa.

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