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Cultura > Arte e Spettacolo

La Maria Zanella

di Giuseppe Distefano

- Fonte: Città Nuova

Assolutamente da vedere se si desidera un teatro di qualità e se si vuole verificare dove risiede il vero talento dell’interpretazione. La Maria Zanella, a cui dà voce Maria Paiato, è un affondo nelle pieghe del cuore, un gesto d’amore sofferto che esige partecipazione totale. Lo struggente monologo di Sergio Pierattini, con la regia di Maurizio Panici, ha una scrittura perforante. Sotto la fioca luce di una lampadina la Paiato dà corpo a una piccola donna scampata all’alluvione del Polesine, da cui ha ereditato problemi psichici che l’hanno resa non pericolosa, ma ingenua: un’eterna bambina. Fragile, delicata, drammatica, la donna rievoca memorie familiari buffe, amare e strazianti, che ruotano attorno alla cessione della casa materna che la sorella, con una scusa, intende vendere per poter riportare lei in clinica. Sono dialoghi che reclamano affetto e identità, affiorando da un mondo interiore tutto suo al quale la Paiato imprime col dialetto quasi la musicalità di un salmodiare. E l’attrice è semplicemente straordinaria per sensibilità e sfumature emotive, tra smorfie e smarrimenti, lucidità e abbandoni, a condurci, senza retorica, verso un finale che scuote l’anima. Al Teatro Argot di Roma fino al 29 maggio.

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