Assistendo in questi giorni al dibattito sulla manovra economica in discussione in Parlamento, avverto come ogni anno un forte senso di ipocrisia della politica e di noi, mondo degli adulti, nei confronti dei giovani. La sostanza, a mio parere, è che anche la manovra economica di quest’anno alla fine avrà una incidenza praticamente nulla sulle nostre vite e sui bilanci familiari. Si presentano come riforme epocali lo spostamento di qualche decina di euro mensili nella busta paga di un appartenente alla classe media rispetto ad altre classi, scannandoci su cosa si intenda per classe media.
Il governo, come quelli che lo hanno preceduto, elude l’argomento che dovrebbe essere il principale: soldi pubblici non ce ne sono, e noi continuiamo a caricare debito sulle spalle dei nostri figli e nipoti. Ci rallegriamo perché il nostro deficit sarà sotto il 3% del Pil e forse usciremo dalla procedura di infrazione dell’Unione Europea. Che è come se i genitori dicessero ai figli: siamo stati bravi, spendiamo più di quello che entra ma solo fino al 3%, poi i debiti li pagherete voi. Va detto che da alcuni anni c’è un avanzo primario, cioè se non ci fosse la spesa per interessi, che paghiamo a chi finanzia il nostro debito pubblico, saremmo in attivo. Ma la sostanza non cambia.
Da parte dell’opposizione si prosegue a suggerire ricette vecchie, come tassare i grandi patrimoni, che hanno già dimostrato la loro scarsa efficacia e l’effetto negativo sugli investimenti. Oppure ricette demagogiche, come diminuire le spese sugli armamenti, che se vogliamo avere una difesa, un esercito e le forze dell’ordine, cosa che nessuno mette in discussione, sono investimenti di ammodernamento necessari, poi se ne può discutere l’entità, ma propendo per classificare l’argomento nella propaganda politica.
In sostanza il livello di spesa pubblica di questo Paese non è sostenibile, e nessuno dice che andrebbe diminuita, anzi si fa a gara a proporre nuovi bonus, salvataggi statali di aziende in crisi, contentini a questa o quella categoria economica sottintendendo che alla fine è sempre lo Stato che deve “pilotare” l’andamento dell’economia con i nostri soldi.
Anche il livello di tassazione in Italia è insostenibile, si pensi solo a un giovane che apre una attività autonoma e paga le stesse tasse e gli stessi contributi di una azienda già avviata da 20 anni, senza nessuna differenza. E parliamo di oltre il 60% del reddito tra tasse e contributi che vanno versati. Come pensare a mettere su una famiglia, comprare una casa, indebitarsi in un mondo dove il futuro cambia a velocità supersonica? Se in Italia la maggior parte delle aziende chiude il bilancio in pareggio o in perdita, qualche domanda dovremmo farcela.
Io credo, questa è la provocazione di questo articolo, che l’unica via di uscita sia dire la verità ai cittadini, e proporre un grande patto tra generazioni: gli adulti rinunciano a una parte dei propri privilegi, accettando una significativa diminuzione della spesa pubblica su pensioni e sanità, sempre più difficili da garantire per l’aumento dell’eta media.
Le possibilità ci sono, ad esempio andando verso forme assicurative individuali per determinati temi, anche pagate dallo Stato, ma con servizi non gestiti direttamente e in regime di monopolio.
Inoltre disboscare tutta la selva di bonus, incentivi, detrazioni fatti per favorire questa e quella categoria economica (costruttori, arredatori, psicologi e chi più ne ha più ne metta), lasciando che le aziende e i liberi professionisti si muovano sul mercato senza aiuti. Per inciso, quanto è etico continuare a sussidiare l’agricoltura europea chiudendo il mercato ai produttori africani?
Fare di conseguenza un’ampia detassazione e decontribuzione sui giovani fino a 30 anni, portandoli a un livello quasi nullo e dando loro modo di costruire un futuro in Italia.
Mi rendo conto che sono argomenti ampi, complessi e articolati che non si possono esaurire in poche righe. Ma è una pennellata, una provocazione per dire che tutte queste misure vendute come epocali sono pannicelli caldi a un malato grave. Purtroppo non vedo all’orizzonte una classe politica capace di scelte forti e impopolari che noi cittadini per primi dovremmo chiedere.