La festa

La Città santa è anche un luogo di festa, per tutti, anche se in momenti diversi. Non c'è una sola festa veramente comune a tutti gli abitanti. Dal blog In viaggio

S’avvicina l’ora dello sabbath, al bar i camerieri sistemano i tavolini, i bottegai chiudono i battenti, i giovani studenti ortodossi trascinano verso casa i loro trolley di ritorno dall’università. La tradizione prima di tutto. E la città si para delle frenesie che precedono la calma della preghiera. I musulmani, invece, hanno appena finito i loro riti, loro le botteghe non le avevano mai aperte, si godono la soddisfazione della festa onorata. Solo i cristiani paiono impegnati nelle loro tradizionali occupazioni, come se niente fosse, in attesa della domenica. Mentre per loro dovrebbe sempre essere domenica, secondo l’insegnamento del Maestro. Ma raramente lo è, altrimenti il mondo sarebbe tutto una festa.

 

Ci sono luoghi del mondo che non potrebbero esistere senza essere degli incroci caotici, degli affastellamenti umani, delle paradossali e contraddittorie collezioni di sentimenti. Gerusalemme è tale. Guai a chi cercasse di renderla uniforme: sarebbe maledetto a vita.

 

Il muro di Betlemme è in qualche modo uguale a quello del Tempio, a quello di Berlino, alla barriera metallica tra Texas e Messico. È uguale al Vallo di Adriano e alla Grande muraglia cinese. Tutti i muri alla fine sono uguali. Anche se ci si adopera per sottolinearne le differenze. I muri sono simulacri della forza. I muri sono confessioni d’impotenza. I muri sono illusioni d’identità.

Poco spesso a Gerusalemme si parla d’amore. Piuttosto si cercano vocaboli legati alla divinità, alla lotta tra bene e male, all’ascesa e all’ascetica. Eppure nella Gerusalemme celeste tutto sarà amore.

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