La Festa della luce

L'India festeggia il Diwali, il capodanno indù. Gli auguri della Chiesa cattolica.
festa india diwali

In questi giorni si festeggia in India Diwali o Deepawali, la Festa delle luci, considerata il vero capodanno da parte di tutti gli indù. Rappresenta la vittoria della verità sulla falsità, quindi della luce sulle tenebre. È una celebrazione che dura tre giorni, anche se il clima di festa comincia alcuni giorni prima e continua per una settimana dopo la celebrazione. Si tiene particolarmente alla riconciliazione familiare, specialmente tra fratelli e sorelle, e all’adorazione di Dio. Per questo tradizionalmente si usa accendere delle luci, in particolare delle lampade tradizionali chiamate diya, e ci sono spettacoli pirotecnici.

 

Anche nel 2010, come avviene ogni anno da tempo, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha fatto pervenire agli indù nel mondo un messaggio augurale, firmato dal cardinale Jean-Louis Tauran e da monsignor Celata, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio.

 

«Il rispetto – si legge nel documento – è la considerazione dovuta per la dignità, che appartiene per natura ad ogni persona indipendentemente da qualunque riconoscimento esteriore. La dignità implica il diritto inalienabile di ogni individuo ad essere protetto da qualsiasi forma di violenza, negligenza o indifferenza. Il rispetto reciproco, quindi, diviene uno dei fondamenti della coesistenza pacifica ed armoniosa ed anche del progresso nella società. La fiducia, d’altra parte, nutre ogni sincera relazione umana, sia personale che comunitaria. La fiducia reciproca, oltre a creare un ambiente che tende alla crescita ed al bene comune, forma il mutuo convincimento che possiamo fare assegnamento gli uni sugli altri per raggiungere un comune obiettivo.

 

Tale mutuo convincimento – prosegue il messaggio – crea negli individui e nelle comunità la disponibilità e la prontezza ad avviare una fruttuosa cooperazione non solo nel compiere il bene in generale, ma anche nel dedicarsi alle gravi ed irrisolte sfide del nostro tempo. Nell’applicare quanto detto sopra al nostro impegno ad apprezzare e promuovere il dialogo e le relazioni interreligiose, sappiamo bene che il rispetto e la fiducia non sono dei sovrappiù opzionali, ma i veri pilastri sui quali si fonda l’edificio stesso del nostro impegno».

 

Il Vaticano sottolinea poi come «Quanto più grande è il nostro impegno nel dialogo interreligioso, tanto più pieni diventano il nostro rispetto e fiducia, portandoci a sviluppare la cooperazione e l’azione comune.» Si fa, infine, riferimento a Giovanni Paolo II che, durante la sua prima visita in India, disse: «Il dialogo tra i membri di religioni diverse accentua e approfondisce il rispetto reciproco e apre la via a relazioni che sono fondamentali nella soluzione di problemi della sofferenza umana.»[1]

 

Molti esponenti autorevoli della religione indù hanno espresso grande apprezzamento per il messaggio augurale ed i suoi contenuti. «È un messaggio che tocca il cuore», ha dichiarato l’attivista sociale Swamy Agnivesh ed anche K. P. Shastri, segretario della Arya Pratinidhi Sabha, un gruppo riformista indù di Delhi, ha definito un onore ricevere un tale messaggio dal Vaticano.



[1] Discorso agli esponenti delle religioni non-cristiane, Madras – Chennai, 5 febbraio 1986.

 

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