La fede di Verdi

Il Requiem è un inno alla vita e un anelito potente alla libertà: dalla morte, dal dolore, da tutto. Travolgente l’esecuzione dell’ Orchestra sinfonica di Roma.
orchestra sinfonica roma

L’Orchestra Sinfonica di Roma ha chiuso la stagione con una travolgente esecuzione del Requiem verdiano. Come sempre succede per i capolavori, anche questo ascolto ha aperto nuove fessure nel mondo di un autore che si crede di conoscere ed invece appare di una complessità rara, che poi – e in questo sta anche la sua genialità- si manifesta al pubblico come luminosa chiarezza. Verdi ateo, agnostico, anticlericale?

 

Sul Requiem le interpretazioni critiche sono decine e assai diverse. Ma quella che le unifica tutte, e forse è la più vera – come si è ancora una  volta sperimentato -, risentendo la Messa – è quella di un inno alla vita e alla libertà. Colpisce infatti che la preghiera sommessa con cui il Requiem si apre, timorosa e pudica, chiuda poi allo stesso modo ripetendo come un lamento la parola : Libera me. E questa invocazione, dopo il turbine cosmico del Dies irae, fiammante di onde sonore e di palpitazioni melodrammatiche, apre uno spiraglio, come una porta che si schiude di fronte ad una luce.

 

Il Requiem, scritto nel 1872 per commemorare la morte di Manzoni, ma soprattutto per una intima urgenza (Verdi, dopo Aida, pensava di chiudere la carriera, come Rossini, cimentandosi nel genere sacro), diventa un inno alla vita, con i suoi chiaroscuri anche violenti, ma sempre degna di essere vissuta e con un anelito potente alla libertà: dalla morte, dal dolore, da tutto. Sotto questo aspetto, la “marcia funebre” del Lacrimosa, struggente e composta come le melodie all’unisono tipicamente verdiane, rappresenta un momento di equilibrio fra le sezioni opposte del grande “melodramma scespiriano”” com’è in effetti la Messa, con il suo incedere dolente e virile.

 

Francesco La Vecchia ha diretto con passione trascinante e commossa, dedicandola all’amico don Mario Picchi, la Messa, spingendo la splendida orchestra e il bellissimo coro – nonché i quattro validi solisti – verso una interpretazioni piena di fuoco e di pianto, attraversata da quella fede nella vita che è la luce sotterranea della vasta meditazione verdiana.

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