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La democrazia ha bisogno di una buona legge elettorale

di Bartolomeo Nicolotti

- Fonte: Città Nuova

Astensionismo e disimpegno dalla politica si possono superare ridando la reale capacità di scelta  a chi si reca alle urne. Le ragioni di tre leggi di iniziativa popolare  proposte per abrogare il voto congiunto, le pluricandidature e le soglie di sbarramento, reintrodurre le preferenze ed avere primarie obbligatorie

 

Conta dei voto in un seggio elettorale ANSA/GIANLUIGI BASILIETTI

La politica secondo don Milani è un modo per salvarsi insieme[1]. Vari papi hanno ricordato che la politica è un’altissima forma di carità, per ultimo l’ha fatto anche papa Leone XIV durante il giubileo dei governanti a giugno 2025 citando Pio XI e l’enciclica “Fratelli tutti” di Francesco, che la descrive come “un’opera di quell’amore cristiano che non è mai una teoria, ma sempre segno e testimonianza concreta dell’agire di Dio in favore dell’uomo”, quando svolge il suo servizio “a favore della società e del bene comune”[2]. Anche la “Gaudium et spes” al punto 75 indica che i cittadini hanno diritto ad eleggere i propri governanti in modo responsabile[3].

Le istituzioni dovrebbero quindi occuparsi di orientare la società verso un bene comune “superiore” che consenta a tutte le persone di avere un miglioramento delle proprie condizioni di vita a fronte dell’impegno a rispettare le leggi dello stato, in particolare pagando le tasse. Pare infatti ovvio che problemi complessi e diffusi come ad esempio la disoccupazione o l’istruzione possano essere più efficacemente affrontati con un approccio coordinato piuttosto che in modo disorganizzato, in sintesi l’unione fa la forza.

Purtroppo ultimamente le istituzioni soffrono in tutto il mondo, e in Italia in particolare di un periodo di crisi di fiducia da parte dei cittadini.

Separazione dei poteri

Nei secoli il “potere” è stato organizzato in modo che un numero limitato di “governanti” redige le leggi che poi tutti devono rispettare. Con il crescere della popolazione a partire dal 1700 gli stati hanno iniziato ad organizzarsi seguendo l’idea di Montesquieu di separare il potere in legislativo, esecutivo e giudiziario, in modo che non fosse concentrato in poche mani e che questi potessero bilanciarsi a vicenda per evitare autoritarismo, ossia che poche persone esercitino il potere in modo dispotico. L’idea è che se il potere è distribuito sia più difficile che tutte le persone preposte siano corrotte.

Del potere legislativo è solitamente investito un organo composto in parte preponderante di rappresentanti dei cittadini, in modo che i problemi delle varie fasce sociali siano continuamente portate all’attenzione delle istituzioni e che i rappresentanti dei cittadini abbiano voce in capitolo sulle leggi approvate.

Storicamente, per via dei limitati mezzi a disposizione nei secoli scorsi, i rappresentanti venivano scelti localmente nei vari territori e svolgevano il proprio servizio nelle assemblee legislative che si riunivano nella capitale di ciascuno stato, rappresentando gli “interessi” dei territori in cui erano stati eletti.

Legge elettorale manipola la volontà dell’elettore.

La formazione di tali organi di rappresentanti avviene, perlomeno in una parte preponderante, tramite il voto in elezioni periodiche. Il potere legislativo ed esecutivo non è quindi dato a tempo indeterminato ad alcune persone, ma è soggetto ad essere ridistribuito ad intervalli di tempo predeterminato di qualche anno.

Questa organizzazione, pur suddividendo il potere dello stato in vari organi che si controllano a vicenda secondo determinate regole e soggetta al “riscontro” periodico delle elezioni, implica tuttavia che le decisioni per milioni di persone vengano in fin dei conti prese da un numero molto ristretto di persone, solitamente circa un migliaio, quando la popolazione è di decine di milioni di persone.

Un grande potere, che comprende anche quello di imporre le tasse, determinare come vengono impiegate, fino alla dichiarazione sulla dello stato di guerra, è concentrato nelle mani di un migliaio di persone. Con l’avvento dei mezzi di informazione di massa poi, un ulteriore elemento entra a far parte del sistema, identificato con un quarto potere, ossia l’informazione, tramite cui i cittadini dovrebbero essere informati correttamente su quanto avviene nel proprio paese e nel mondo e quindi capire se gli eletti stanno operando nell’interesse collettivo o meno.

Come si può ben intuire questa organizzazione potrebbe essere molto efficace nel caso ideale, ma già Aristotele e Platone avevano sollevato dubbi che gli interessi personali e delle varie fasce sociali potessero portare a degenerazioni. Il sistema istituzionale delineato sopra è un delicato equilibrio tra i poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario e dell’informazione) che può essere soggetto a svariate forme di degenerazione e aggressione da parte di alcune fazioni. In passato ad esempio negli anni 20 e 30 dello scorso secolo con l’avvento della radio e dell’innovazione tecnica e industriale si diffusero organizzazioni che con la violenza riuscirono a conquistare il potere. Il fascismo e il nazismo tramite milizie violente riuscirono in modo illegittimo a raggiungere il controllo delle istituzioni dell’Italia e della Germania.

Per quanto riguarda l’Italia, Giacomo Matteotti denunciò nel suo ultimo discorso come questo avvenne durante le elezioni del 1924. Matteotti denunciò come la milizia fascista impedì con la violenza la presentazione delle liste di partiti oppositori di quello fascista, controllò il voto tramite le combinazioni di preferenze ed anche entrando direttamente nelle cabine elettorali e tramite il voto con certificati elettorali rubati. Il fascismo giunse quindi al potere con una parvenza di legalità mentre invece le elezioni furono di fatto manipolate.

Il delicato meccanismo delle istituzioni deve quindi vedere una continua vigilanza da parte dei cittadini per verificare che le procedure a garanzia del sistema vengano seguite correttamente a tutela di tutti. Quando queste procedure non vengono seguite siamo in presenza di “democrature” o democrazie illiberali, ossia con una parvenza di legittimità democratica, ma una sostanziale controllo da parte di poche persone sui poteri dello stato. In alcuni paesi ad esempio, gli esponenti dell’opposizione a chi è al potere vengono messi in carcere, uccisi o esiliati e non possono quindi presentarsi alle elezioni che vengono quindi stra-vinte da chi è al potere, ma sono elezioni corrette?

In Italia dal 1993 in avanti abbiamo avuto un susseguirsi di ben 3 riforme elettorali, con due leggi elettorali dichiarate incostituzionali con le sentenze 1/2014 e 35/2017 della Corte Costituzionale. La legge elettorale è un elemento con cui si può facilmente manipolare la volontà popolare per ottenere più facilmente la maggioranza necessaria per raggiungere un grande potere.

Il rischio addirittura è che con una legge elettorale fortemente maggioritaria una minoranza raggiunga i due terzi del Parlamento necessari per poter modificare la Costituzione senza la necessità di un referendum. Altro aspetto su cui i partiti possono intervenire è quello di alterare il rapporto di rappresentanza. La logica vorrebbe che i parlamentari siano espressione della volontà popolare, ma tramite meccanismi come le liste bloccate del cosiddetto “Porcellum” l’elettore non può indicare da chi vuole essere rappresentato, ma soltanto ratificare delle “nomine” fatte da chi compone le liste elettorali e senza elezioni primarie, in violazione del principio di rappresentanza democratica. Il Parlamento in questo caso non risponde più agli elettori, ma a chi fa le liste elettorali che ha il potere di posizionare i candidati in modo che vengano quasi certamente eletti o che siano quasi certamente esclusi.

L’attuale legge elettorale nel suo complesso tramite marchingegni incomprensibili ai più come il voto congiunto obbligatorio, liste bloccate seppur corte e pluricandidature consente alle segreterie dei partiti di predeterminare la composizione del Parlamento, per cui le elezioni servono solo a indicare come i seggi sono suddivisi tra i partiti, ma chi andrà ad occuparli è già in pratica predeterminato. In pratica l’elettore viene privato del diritto di indicare da chi vorrebbe essere rappresentato per cui il Parlamento non risponde più ai 50 milioni di elettori, ma a qualche dozzina di persone che compongono le liste e che hanno potere molto grande sui parlamentari. Per chiedere al Parlamento di correggere tale situazione sono state presentate tre leggi di iniziativa popolare per abrogare il voto congiunto, le pluricandidature e le soglie di sbarramento, reintrodurre le preferenze ed avere primarie obbligatorie. I link per firmare si possono trovare su https://votolibeguale.it

Altre cause di astensionismo sono state individuate dal “Libro bianco” dell’astensionismo redatto dal governo nel 2022. Si è trovato che oramai il 10%degli elettori è all’estero, un altro 10% sono elettori che vivono in una regione italiana diversa da quella di residenza per motivi di studio, lavoro,  cura o altro e un 13 % sono elettori over 75. In tale documento si vede che queste categorie di elettori partecipano scarsamente, ad esempio meno di una persona su quattro in queste categorie si reca al seggio. Per gli elettori fuori sede ci sono state delle sperimentazioni alle europee del 2024 e per i referendum 2025 che consentivano, previo registrazione, agli elettori fuodi sede di votare nella provincia di residenza.

 

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