La cultura fa acqua

Una nuova protesta degli artisti e dei lavoratori del mondo dell'arte e dello spettacolo. I tagli potrebbero chiudere siti come quello di Pompei e i teatri di Torino, Genova, Venezia
Protesta al festival di Roma
Ieri, il movimento Tutti a casa, che mette insieme gente di cinema, teatro, musica e letteratura, ha organizzato un’altra protesta contro i tagli alla cultura, dopo quella pacifica al Parco della Musica durante il Festival del cinema a Roma. Questa volta la manifestazione ha avuto carattere nazionale: chiusi in tutto il Paese teatri, sale da concerto, cinema, musei. Anche se non tutti i locali hanno aderito- segno di quella mancanza di unione che è il tarlo del mondo culturale italiano –  la manifestazione è riuscita.

 

Il Governo  chiede ad ogni cittadino solo 25 euro all’anno per l’arte e la cultura in un’Italia che possiede oltre il cinquanta per cento del patrimonio artistico mondiale: un segno preoccupante di insensibilità, che suona quasi una beffa. Il ministro Bondi non ha potuto far altro che promettere – i suoi poteri infatti sono scarsi – di intervenire in favore delle 900mila imprese operanti nel settore culturale del Paese che soffrono per i 280 milioni di euro tagliati. Ma come?

 

Intanto il 2011 vedrà stanziati per i beni culturali solo 1,5 miliardi di euro. Cosa potrebbe comportare un budget così limitato? Chiuderanno Pompei, i teatri di Genova, Torino e Venezia, già in pericolo, i piccoli e grandi festiva di musica e cinema disseminati sul territorio nazionale? E il cinema, dove ormai lavorano solo i “soliti noti”, e i “raccomandati di ferro “ dai politici, manderanno a casa decine di professionisti? Tagliare la cultura è tagliare la testa alla gente, alla libertà di pensare e di creare. Speriamo in qualche luce dall’incontro del mondo dello spettacolo oggi col presidente Napolitano.

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