La Costa Concordia non si vede più

Quattro anni dopo il naufragio, l'operazione di smantellamento del relitto è alla fase finale e dovrebbe concludersi a metà di quest'anno. Il 90% della nave verrà riciclato
Porto di Genova

Percorrendo la sopraelevata in direzione Savona e guardando verso il lato mare, appena passato il palazzetto dello sport e gli edifici della fiera, lo sguardo cadeva sul relitto della Costa Concordia, ormeggiato alla banchina dei Cantieri navali, poco distante da un altro simbolo tragico: il Molo Giano, dove la torre dei piloti fu investita da una portacontainers. Era il 7 maggio del 2013. Là i morti furono 9, quelli del naufragio della Concordia il 13 gennaio del 2012 furono invece 32.

Destino di due tragedie, di morti in mare che ha scosso la città di Genova e non poco. E dalla strada appunto si poteva seguire l’andamento dei lavori di smantellamento, e quando “scendeva” in altezza. Era giunta qui il 12 maggio dello scorso anno, dopo un primo periodo di sosta alla banchina di Prà, dove era stata alleggerita di 5.700 tonnellate. La Concordia dei morti e del “miracolo” compiuto dalla Titan Micoperi che l’aveva risollevata con le oltre 110 mila tonnellate sdraiata su un fianco e trascinata in galleggiamento per 190 miglia dal Giglio a Genova. Si sono calcolate 55 mila tonnellate di acciaio, duemila tonnellate di rame, metalli diversi, e legno e plastiche e vetro.

Tutto ciò che può essere recuperato è stato recuperato «Il 90% della nave verrà riciclato – aveva detto l’a.d. di Costa Crociere – e non è detto che il suo acciaio non possa dar vita a nuove navi». Il relitto è stato smantellato quasi del tutto, ora dalla sopraelevata non è più visibile, perché coperto dai capannoni dei cantieri navali. Sono stati impegnati nei lavori oltre 200 persone – con punte anche di 300 – e la conclusione dei lavori è prevista dopo la metà di questo anno.

Della Concordia è stato detto e scritto molto, come che in porto col suo arrivo erano depositati 65.558 tonnellate di rifiuti. Una piccola discarica, che ha comportato un costante monitoraggio di quattro parametri ambientali, la qualità dell’acqua, dell’aria, dei rumori e dei sedimenti. Sono stati usati inoltre speciali aspiratori dei vapori e di abbattimento che si sprigionavano durante le operazioni di taglio delle lamiere. Ad oggi del materiale rimosso l’80% è destinato al recupero.

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