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Cultura > Astronomia

La cometa che torna dal futuro

di Michele Zasa

- Fonte: Città Nuova

Dai graffiti stellari dell’Età del Ferro alla sonda spaziale “Rosetta”: un viaggio sulla scia interstellare di 3I/Atlas, la rivelazione astronomica del secolo che potrebbe riscrivere le origini dell’universo

La cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko ripresa dalla telecamera di navigazione di Rosetta. Foto credit: (ESA/ATG medialab; Comet image: ESA/Rosetta/Navcam).

Fine e inizio d’anno da sempre sono periodi di rivelazioni astrali e di eventi mistici e prodigiosi, ma questa volta vi è una ragione in più per sbalordirsi di fronte alle meraviglie astronomiche del nostro universo: la cometa interstellare 3I/Atlas è infatti in questi giorni nella sua traiettoria più vicina alla Terra. «Niente panico – avvisano dall’Agenzia spaziale europea (Esa) – 3I/Atlas è a soli, si fa per dire, 270 milioni di chilometri dal nostro pianeta». Non ci saranno dunque né corse agli approvvigionamenti alimentari né il ritorno dei rifugi antiatomici fai da te, ma una bella rispolverata ai libri di scienza non sarebbe inutile visto che la cometa interplanetaria pur venendo da un passato così lontano ci porterà moltissime informazioni sul nostro futuro e a “captarle” e decodificarle sarà anche l’archeologia.

Rosetta: una stele tra le stelle

In tanti guardano a 3I/Atlas come il primo prodigio cosmico del millennio, ma pochi forse ricordano Rosetta che qualcosa di prodigioso a proposito di comete rivelò già oltre 10 anni fa, tanto che oggi molti dei misteri di 3I/Atlas non saranno più un segreto per noi. Rosetta è il nome di una delle «missioni spaziali più complesse e ambiziose mai intraprese con l’obiettivo di guardare indietro al Sistema Solare neonato». «Per fare ciò – racconta l’Agenzia spaziale europea (Esa) – nel 2004, con un razzo Ariane lanciammo nello spazio la sonda Rosetta che dopo un viaggio di 10 anni attraverso il Sistema Solare e una distanza percorsa di 6,5 miliardi di km, atterrò nel 2014 sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko e vi trascorse più di due anni studiandone il nucleo, l’ambiente e i cambiamenti dovuti alla crescente intensità della radiazione solare».

«Rosetta – spiega ancora l’Esa stabilendo un importante punto di contatto con l’archeologia – prende il nome dall’omonima stele che come sappiamo è l’antica tavoletta egizia del II secolo a.C. riportata alla luce vicino a Rashid (Rosetta) sul delta del Nilo nel 1799. Essa divenne famosa per contenere lo stesso testo inciso in geroglifici egizi, scrittura demotica e greco antico, consentendo così agli archeologi del XIX secolo di decifrare i geroglifici per la prima volta e avere la chiave per comprendere un’antica civiltà». Ebbene allo stesso modo, la missione Rosetta dell’Esa ha permesso agli scienziati di “decifrare” e svelare i misteri delle comete».

La cometa 3I Atlas ripresa dal telescopio Hubble (Nasa/Esa) a 286 milioni di km dalla Terra. Foto credit: NASA, ESA, STScI, D. Jewitt (UCLA). Elaborazione immagine: J. DePasquale (STScI).

Nome in codice 3I/Atlas

Il corpo celeste a cui tutti in questi giorni rivolgiamo i telescopi, gli sguardi e anche le nostre fantasie «è chiamato 3I/ATLAS perché – spiega la Nasa, ovvero l’agenzia statunitense che si occupa di attività spaziale – è il terzo “3” oggetto interstellare “I”, trovato in transito nel nostro sistema solare e scoperto dal telescopio spaziale detto “Atlas”». «È una cometa – aggiunge poi la Nasa – che ha un nucleo dal diametro non inferiore a 440 metri e non superiore a 3,5 miglia, si muove a circa 221.000 km orari e proprio la sua elevata velocità e la traiettoria iperbolica ne confermano la provenienza dall’esterno del nostro sistema solare dove 3I/Atlas è giunto dopo un viaggio di milioni o addirittura miliardi di anni».

La rivelazione più sorprendente però è che «tra le tante componenti chimiche di 3I/Atlas vi è anche l’amminoacido glicina, comunemente presente nelle proteine e il fosforo (P), un componente chiave del Dna e delle membrane cellulari. Ecco perché le comete stesse – arguiscono gli astrobiologi – potrebbero aver inseminato la Terra con l’acqua e gli “ingredienti” per la vita». E non finisce qui perché: «3I/Atlas al suo interno racchiude dei veri e propri “mondi” di ghiaccio che avvicinandosi al Sole, vengono riscaldati delicatamente e passano direttamente dallo stato solido a quello gassoso, trasportando nello spazio minuscole particelle di polvere che riflettono la luce solare rendendo così visibile la chioma che può raggiungere milioni di chilometri di diametro».

Si crea così quello spettacolare fenomeno della scia della cometa che nel corso dei millenni ha ispirato arte, poesia, musica, pittura. La cometa è stata presagio di sventure, “dis-astro” in greco si traduce “cattiva stella”, ma le comete sono anche rivelazioni benauguranti come quella che indicò ai Magi la strada per Betlemme. Gli esseri umani dunque sin dalla loro primordiale esistenza hanno levato lo sguardo al cielo e spesso la loro meraviglia ha lasciato delle stupefacenti tracce.

Roccia 23 Parco nazionale di Naquane nel sito Unesco dell’Arte rupestre della Valcamonica (Età del ferro). Figura del carro a 4 ruote trainato da cavalli. Foto Credit Ministero della Cultura.

Un “cosmo” di graffiti

Seguo sin da piccolo quelle tracce archeologiche e ancor’oggi non finiscono di stupirmi: sono le incisioni “cosmiche” del Parco nazionale di Naquane nel sito Unesco dell’Arte rupestre della Valcamonica (V millennio a.C. – Età del Ferro). Il carro trainato da cavalli, graffito nell’Età del Ferro (I millennio a.C.) nella “Roccia 23”, per esempio, mi è sempre apparso come un’ immaginifica “astronave” e le sue 4 ruote  raggiate dei pianeti. Ma è nella Riserva Naturale delle incisioni rupestri di Ceto, a Foppe di Nardo che la “Roccia 35” ha incavate in essa delle “coppelle” ovvero concavità sferiche ben allineate tra loro in modo da formare una “cometa” alla cui sommità altre incisioni ondulate formano la “chioma”.

Rappresentazione artistica dell’arrivo di Rosetta sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Foto Credit: ESA – C. Carreau / ATG medialab.

La cometa invincibile

Non resta dunque che immaginare per un attimo di trovarci su 3I/Atlas e viaggiare alla sua pazzesca velocità: vedremmo gli uomini dell’Età del Ferro graffire quei simboli e ancor prima vedremmo il nostro pianeta nascere miliardi di anni fa e poi ricoprirsi di vita e vedremmo l’uomo stesso venire ad esistenza, anzi assisteremmo alla nascita e alla morte di ogni singolo essere della Terra. Potremmo forse, secondo le più moderne teorie, «vedere anche tutto ciò che accadrà in quello che chiamiamo “futuro”, ma che, come pure il “passato”, è inesistente, perché c’è solo un “eterno presente” che dura infinitamente e in cui appunto anche tutto ciò che “accadrà” in realtà già esiste».

Io mi accontento della meraviglia di quella scia luminosa che è un po’come quella emanata dalla famiglia di Città Nuova che mi ha accompagnato in questi anni e che, insieme alla mia famiglia, continua ad accompagnarmi nell’”universo” del giornalismo. Una scia luminosa i cui benefici umani e culturali desidero estendere anche a tutti i lettori a ciascuno dei quali auguro che trovi e segua con meraviglia e ispirazione la sua vera cometa, e non importa che essa sia a milioni di chilometri o dietro l’angolo, l’importante è sapere che quella invincibile cometa è stata pensata solo per voi e voi non ve la siete fatta sfuggire!

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