La Charta Smeralda, per salvare l’Oceano

Una proposta di impegno condiviso a favore dell’ambiente marino presentato a Trieste nel corso della famosa Barcolana, la regata velica più grande del mondo. Una buona notizia nella Settimana delle Good news
ANSA/ANDREA LASORTE

Un codice etico per ridurre l’impatto delle attività dell’uomo sul mare in dieci semplici regole: questo il contenuto di Charta Smeralda, promossa da One Ocean Foundation (OOF), nata per sensibilizzare l’opinione pubblica, gli operatori e tutte le persone che per professione, sport o semplicemente nel tempo libero hanno a che fare con il “grande fratello blu”.

Il documento, frutto del primo Ocean Forum svoltosi in Italia nell’ottobre del 2017, è stato rilanciato a Trieste il 10 ottobre scorso nell’ambito della Barcolana, la regata velica più affollata del mondo, giunta alla sua 50esima edizione: il tutto a bordo di “Viriella”, la barca più grande mai iscritta alla Barcolana, che ha come timoniere Mauro Pelaschier, ambasciatore di OOF e indimenticato timoniere di “Azzurra” nell’America’s Cup.

«Si tratta di combattere l’ignoranza e fare ocean literacy», ha affermato Jan Pachner, segretario generale di OOF. «Sugli oceani – ha aggiunto – si sa troppo poco, come, ad esempio, che più del 50% dell’ossigeno che noi respiriamo arriva da lì. Tutto è connesso, l’acqua è connessa con tutto il resto del pianeta e prima lo capiamo e mettiamo in campo delle azioni concrete e meglio è. “One Ocean” ci ricorda, poi, che nel mare non ci sono confini: sulle nostre coste arriva di tutto, anche giocattoli gettati in mare tanti anni fa».

La Charta Smeralda vuole stimolare l’impegno personale: piccole azioni virtuose che, se messe in pratica con costanza, possono davvero invertire la rotta del disastro ambientale cui stiamo assistendo. Si va dalla prevenzione dell’inquinamento costiero e marittimo alla promozione di riuso e riciclo; da un secco “No” alla plastica usa e getta all’invito a ridurre il consumo energetico.

Il tutto senza dimenticare la collaborazione e la condivisione dei principi del documento, attraverso la divulgazione ad amici e conoscenti ed un forte invito alla legalità. Piccoli impegni alla portata di tutti che possono aiutare in un percorso globale di rinnovata consapevolezza sulla responsabilità che tutti abbiamo nella custodia del nostro pianeta.

«Spesso pensiamo che ciò che è lontano da noi non ci riguardi», ha incalzato Alex Bellini, esploratore e viaggiatore solitario che, tra le sue imprese, vanta la traversata del Pacifico a remi e che a breve partirà con il suo nuovo progetto “10 Rivers 1 Ocean”, la navigazione dei dieci fiumi più inquinati al mondo, per capire come la plastica giunge negli oceani, «ma dobbiamo ricordarci che siamo tutti sulla stessa barca. Stiamo vivendo l’era dell’Antropocene e paradossalmente siamo sempre più distanti dalla natura. Questo non aiuta nel prenderci cura di un ambiente che è anche nostro».

A rincarare la dose ecco quindi Pelaschier, reduce da tre mesi di navigazione lungo le coste italiane proprio per promuovere Charta Smeralda e monitorare lo stato dei nostri mari: «Il problema è l’uomo! L’inquinamento lo produciamo noi! Io ho visto quello che galleggia sul mare, ma è molto meno di quanto si trova sul fondo. Quando la plastica è stata inventata, nessuno ha pensato alle conseguenze che avrebbe provocato. Dobbiamo cambiare stile di vita e, l’ho visto con i miei occhi incontrando i bambini e i ragazzi delle scuole, le nuove generazioni possono davvero fare la differenza. Sono loro la nostra speranza».

Sono oltre 2.500 le realtà, insieme ai singoli cittadini, che finora hanno firmato Charta Smeralda e l’«obiettivo che ci proponiamo» ha dichiarato Mitja Gialuz, presidente della Società Velica di Barcola e Grignano, «è quello di portare gli oltre 2mila armatori e gli oltre 20 mila velisti a firmare questo decalogo. Barcolana è in questo ambasciatrice, insieme a One Ocean Foundation, di una cultura della sostenibilità».

Tutti possono firmare collegandosi al sito www.1ocean.org, dove si può trovare anche il testo della Charta. La firma equivale ad un impegno per salvare i nostri oceani: perché, come dice bene lo slogan di OOF, “There is no PLANet B”.

 

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