Khaled el Qaisi, italiano arrestato in Israele senza accuse

Khaled el Qaisi ha 23 anni, doppia cittadinanza, palestinese e italiana (mamma italiana e papà palestinese) ed è stato arrestato il 31 agosto scorso dalla polizia israeliana al valico di Allenby fra Territori palestinesi (controllati da Israele) e Giordania.
Posto di controllo israeliano (AP Photo/Oded Balilty, File)

Khaled el Qaisi, con la moglie e il figlio, tutti cittadini italiani, tornavano da una visita ai parenti a Betlemme, città di cui Khaled è originario. In Italia il giovane italo-palestinese non ha alcun precedente penale e nessuna segnalazione.

Interrogato e perquisito al posto di frontiera tra i Territori Palestinesi e Giordania, Khaled è stato ammanettato dalla polizia israeliana e portato via davanti alla moglie, Francesca Antinucci, allibita, e al figlio di 4 anni, spaventato, senza alcuna spiegazione. Khaled risiede con la famiglia a Roma nel popolare quartiere di Centocelle, studia lingue e civiltà orientali alla Sapienza, lavora come traduttore al Centro di documentazione palestinese di Roma (di cui è uno dei fondatori) ed è membro dell’associazione Giovani Palestinesi d’Italia. Appartiene alla seconda generazione di palestinesi residenti in Italia, giovani quasi sempre ben integrati: tengono molto alle proprie radici e all’autonomia della loro associazione, al suo carattere laico e lontano da ogni fondamentalismo.

Dopo l’arresto di Khaled, Francesca è stata a sua volta interrogata sul marito e infine rilasciata insieme al figlio, ma senza un telefono né un soldo in tasca. Soltanto con l’aiuto di alcune donne palestinesi, mamma e figlio hanno potuto raggiungere Amman e recarsi all’Ambasciata italiana, dove sono stati aiutati a rientrare in Italia.

Soprattutto attraverso le Ambasciate italiane di Amman e Tel Aviv e il Consolato di Gerusalemme, si è potuto sapere cosa ne è stato di Khaled, dopo l’arresto.

In sostanza Khaled è in stato di fermo e lo sarà almeno fino al 1° ottobre (confermato dal tribunale di Rishon Le Tzion, ma è già la seconda proroga), pur non essendo formalmente accusato di nulla. Entro quella data, dopo un mese di arresto preventivo (ma potrebbe essere prorogato di altri 15 giorni), il pubblico ministero dovrà decidere se accusare Khaled di qualcosa e rinviarlo a giudizio. Questo se il tribunale non deciderà di sottoporlo a detenzione amministrativa, che è rinnovabile di sei mesi in sei mesi senza alcuna formalizzazione di accusa.

Dopo l’arresto, Khaled è stato interrogato per 15 giorni, a quanto si sa, ma senza la presenza di un legale, anche se ha potuto nominarne uno. L’avvocato Flavio Rossi Albertini, che lo tutela dall’Italia, ha detto nei giorni scorsi: Il detenuto e il suo difensore non sono potuti comparire congiuntamente davanti alla Corte. A Khaled non è consentito conoscere gli atti che hanno determinato la sua custodia e la sua durata; non sa chi lo accusa, per quale ragione lo faccia, cosa affermi in proposito”.

Il comunicato dell’associazione dei Giovani Palestinesi d’Italia, di cui Khaled è membro, aggiunge con comprensibile amarezza: “L’arresto di Khaled, per quanto improvviso e arbitrario, rappresenta la normalità in Palestina… Ogni palestinese sa che l’arbitrarietà, il sopruso, la violenza coloniale e l’incertezza per sé e per i propri cari sono la quotidianità sotto il regime dell’occupazione israeliana”.

Secondo Amnesty International Italia, sono oltre 5 mila i palestinesi detenuti in Israele (165 dei quali di età compresa tra 12 e 17 anni), tra i quali almeno 1.260 sono in carcere senza accusa né processo. Khaled, però, è (anche) cittadino italiano.

Ugo Tramballi, in un’articolata (e ironica, da par suo) presa di posizione dell’8 settembre scorso sul noto blog de Il sole 24 ore (L’Italia e questo Israele), afferma fra il resto a proposito dell’arresto di Khaled el Qaisi: “Gli israeliani hanno tutto il diritto di sospettarlo e fermarlo, circostanziando però le ragioni. Normalmente è così che si fa in un paese democratico. Se poi ne provano le colpe hanno il diritto di condannarlo. È però intollerabile che un cittadino italiano venga arrestato senza apparente motivo, non possa vedere il suo avvocato né incontrare facilmente un suo rappresentante diplomatico. Già che c’erano, gli israeliani hanno anche imposto la censura sul caso. Fino a prova contraria, Khaled è un italiano innocente”.

La premier italiana farà qualcosa per Khaled nel prossimo vertice intergovernativo previsto in Israele per il 23-24 ottobre? Sperando che nel frattempo Khaled sia stato rilasciato, rimane il fatto che in questa faccenda non è in gioco solo la “trita” questione del terrorismo palestinese o la correlata affermazione della “signoria” ebraica su Israele, o la “noiosa” e generale faccenda della dignità delle persone, in particolare di un italiano. C’è in gioco di più, molto di più.

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