In che modo l’Intelligenza Artificiale (IA) mette in discussione il fine e lo scopo del diritto, la libertà e l’uguaglianza della persona umana? In che modo mette in discussione l’idea di libero arbitrio e autodeterminazione? In che modo l’IA contribuisce a preservare, e non a indebolire, la democrazia? Sono questi alcuni dei temi che sono stati al centro del seminario internazionale che l’11 e 12 settembre ha riunito a Firenze 20 tra i più rilevanti giuristi al mondo intorno a questioni cruciali legate al rapporto tra diritto e Intelligenza Artificiale.
Il convegno fiorentino è stato il secondo passo di un progetto più ampio iniziato lo scorso anno negli Usa e restituisce la dimensione di un rapporto proficuo tra l’Università di Firenze (Dipartimento di Scienze giuridiche) e la Law School dell’University of Notre Dame (USA), la più antica facoltà di giurisprudenza cattolica degli Stati Uniti.
Firenze è diventata così culla per due giorni di un gruppo nutrito di super studiosi del diritto: un gruppo d’avanguardia che si interroga non solo su come le macchine possano, da un lato, sostituire i giudici nel prendere decisioni, ma anche su come il diritto possa regolamentare la tecnologia stessa, guidando e ridisegnando i confini normativi del cambiamento tecnologico e le sue conseguenze.
L’appuntamento si è aperto l’11 settembre con una lectio magistralis presso il Cenacolo dell’Opera di Santa Croce introdotta dai responsabili dell’iniziativa, Paolo Carozza, professore di diritto all’University Of Notre Dame, e Andrea Simoncini, professore di diritto costituzionale presso l’Università di Firenze.
«Per rispondere alle sfide enormi della tecnologia nel mondo di oggi abbiamo bisogno di essere uniti e respirare con due polmoni: uno negli USA e uno in Europa. Da qui – ha dichiarato Carozza – procederemo con tappe più concrete per cercare di arrivare a poter offrire conclusioni fisse, pratiche, al mondo giuridico, alla cultura e anche alla politica».
«In un contesto internazionale in cui si erigono muri e si tracciano confini netti è necessario, al di là delle appartenenze politiche, che il mondo accademico sia più che mai aperto al dialogo, in particolare che venga consolidato e mantenuto il rapporto tra Europa e Stati Uniti. Questo dialogo – ha sottolineato Simoncini – è possibile perché fondato su valori riconosciuti da entrambi come radice di civiltà, e che lo stesso Cenacolo di Santa Croce incarna: rispetto per la centralità della vita umana, senso di fraternità, condivisione».
«Per il futuro, si delineano due scenari contrapposti: uno di automazione incontrollata, che minaccia i principi fondamentali del diritto, e uno di innovazione responsabile, che valorizza l’IA come strumento di supporto senza sostituire l’essenziale ruolo umano. Gli avvocati potranno utilizzare strumenti come ChatGPT o tools molto sviluppati e sempre più potenti, ma resterà centrale la supervisione umana. Le macchine non potranno sostituire gli uomini perché manca l’empatia, cioè la capacità della macchina di mettersi nei panni del giudicato e soppesare gli effetti di quella data decisione sulla vita reale del condannato, soprattutto nel caso della privazione della libertà personale», ha sottolineato nella sua relazione Frank Pasquale, tra i maggiori esperti al mondo in materia di regolamentazione delle nuove tecnologie, professore di diritto presso Cornell Tech e Cornell Law School.
Hans W. Micklitz, grande esperto di regolazione europea delle tecnologie e professore presso l’European University Institute, si è soffermato nel suo intervento sulle normative europee attualmente in vigore, sottolineando come la rivoluzione innescata dall’IA si avvicini molto di più a quella della stampa a caratteri mobili e meno a quella industriale. «Viviamo in una società che sta cambiando radicalmente senza sapere esattamente dove sta andando. Ma sono ottimista rispetto al fatto che le nuove generazioni potranno crescere riuscendo a gestire sistemi di Intelligenza Artificiale meglio di noi».
La giornata del 12 settembre, ospitata dall’Università di Firenze nel contesto di Villa Bardini, ha maturato l’idea di una proposta di unire le forze e porre le basi per redigere un manifesto del diritto sul nuovo umanesimo digitale. La tecnologia rappresenta un’opportunità incredibile per la vita quotidiana delle persone ma allo stesso tempo, avvertono gli studiosi, può rappresentare una minaccia per la libertà dei singoli.
La ragione principale per cui l’IA sta diventando così importante è che viene sempre più utilizzata per prendere decisioni riguardanti questioni umane, sostituendo il giudizio e il pensiero umano. Vista la pervasività dei sistemi tecnologici e la loro crescente centralità occorre, in questo senso, che i giuristi si interroghino sul rapporto tra AI e diritto e monitorino l’evoluzione continua dei mezzi digitali, adeguando studio e ricerca per stare al passo con le trasformazioni che di volta in volta si presentano, prima fra tutte l’IA.
Il seminario è stato sostenuto dal Centro inter-universitario CybeRights, che conta 11 università italiane (con capofila Firenze) per lo studio, la formazione e la ricerca in ambito giuridico rispetto ai temi principali del convegno, e dall’American Security Foundation, organizzazione senza scopo di lucro con sede a Washington DC, che lavora per garantire che lo sviluppo e l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale siano incentrati sull’uomo e radicati nei valori della civiltà occidentale. L’evento si è svolto con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e Opera di Santa Croce.