Insieme per rinnovare l’Italia

Seicento musulmani e cristiani insieme a Loppiano per superare le diffidenze e lavorare per il bene comune.
Loppiano convegno cristiani musulmani

«Momenti come questi sono fondamentali per sviluppare una coscienza condivisa di ciò che insieme si può fare, per tenere sempre presente che spesso basta la conoscenza reciproca per superare le istintive diffidenze verso l’altro, perché l’altro è sempre – e prima di tutto – un uomo come noi». Quello che il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha sintetizzato nel suo messaggio augurale, letto insieme ad altri di diverse autorità cristiane e musulmane, sintetizza bene l’iniziativa di Percorsi comuni per la fraternità, la giornata di riflessione e condivisione che musulmani e cristiani di diverse parti d’Italia hanno trascorso, il 31 ottobre a Loppiano, nella cittadella internazionale del Movimento dei Focolari.

 

Un momento così, con circa 600 partecipanti provenienti da diverse parti d’Italia, alla presenza di autorità religiose e istituzionali, non si improvvisa. «Attendevamo questo giorno da anni ha esordito la teologa musulmana iraniana, Shahrazad Houshmand che, con l’Imam Kamel Layachi delle Comunità islamiche del Veneto e Luisa Gennaro e Mario Ciabattini del Movimento dei Focolari, ha aperto la giornata. «Attendevamo il giorno in cui noi musulmani e cristiani in Italia potessimo incontrarci per costruire insieme il presente e il futuro del Paese. L’Italia ha bisogno di una luce di speranza. Vogliamo contribuire ad alimentarla».

 

Il programma ha percorso questi vent’anni d’impegno al dialogo che hanno portato alla giornata di Loppiano e ha alternato riflessioni spirituali sul Corano e sul Vangelo, pezzi artistici, una tavola rotonda sulla necessità religiosa del dialogo, ma anche sulle sue difficoltà e possibili soluzioni e, ancora, esperienze di vita vissuta a Verona, Teramo, Firenze. Al centro della giornata è stato proposto un estratto significativo di un intervento di Chiara Lubich del novembre 2000 a Washington. Parlando a migliaia di persone presenti ad una convention proposta dall’Imam WD.Mohammad, Chiara aveva incoraggiato a «continuare tutti insieme la pacifica marcia verso l’unità, per fare del terzo millennio non un’interminabile serie di guerre, ma per comporre in unità le genti». Proprio l’idea dell’unità della grande famiglia umana da costruire attraverso la fraternità è tornata più volte negli interventi, nelle esperienze di vita vissuta e nelle riflessioni spirituali.

 

Ma non si è trattato di una semplice giornata di riflessione spirituale. È stato piuttosto un momento che ha promosso una vera corresponsabilità sociale, frutto di una cittadinanza attiva che veda tutti, italiani di fede cristiana e musulmana, lavorare in rete. Qui sta l’antidoto a quella «paura del diverso» che genera reazioni incontrollate o che paralizza i rapporti. Lo ha sottolineato l’imam della Toscana, Izzidin Elzir, motivando i presenti a «sentirsi parte del tessuto culturale, civile ed economico dell’Italia. È questo che costringe ad una maggiore responsabilità». La responsabilità verso il bene comune, dunque, è emersa come «un dovere di tutti: dei singoli come delle associazioni, delle comunità e della società civile in generale per portare soluzioni concrete contro le sacche di illegalità e degrado», ha affermato con forza l’imam Layachi.

 

La giornata ha confermato quanto Mons. Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia, delegato CEI per il dialogo ecumenico ed interreligioso, aveva augurato ai presenti nel suo messaggio. «Credo che il dialogo interreligioso, soprattutto tra Cattolicesimo e Islam, debba aprire strade di pace nell’incontro tra i popoli e nel dialogo tra le civiltà».

 

Davvero un incontro per costruire un volto nuovo dell’Italia di inizio III millennio dove comunità di diverse fedi, culture ed etnie sono chiamate ad interagire liberamente per una vera integrazione sociale, umana e religiosa, che ridisegni l’Italia di questo momento storico. Un Paese chiamato per tradizione millenaria ad essere ponte d’incontro di civiltà.

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