Insieme per la conservazione del Gange

L'inquinamento del fiume sacro che attraversa l'India mette in pericolo la conservazione di 140 specie di pesci e di 90 di anfibi. Cristiani e indù insieme per ripulirlo
gange

Il Gange, o meglio il Ganga. Solo la parola evoca mistero e suscita fascino. Nell’immaginario di miliardi di indù ha richiamato, richiama e continuerà a richiamare quanto di più sacro possa esserci sulla terra. Morire sulle sue rive, infatti, resta il privilegio di pochi, come pure la possibilità di essere cremati sui “ghats”, le ripide scalinate che scendono verso le sue acque che scorrono lentamente (solo quando è in piena diventa irruento, minaccioso e assolutamente imprevedibile). Molti riescono, almeno, a esaudire il desiderio che le proprie ceneri vengano disperse in quelle acque.
 
Il Ganga scorre per 2,525 chilometri da Gangotri, la sacra sorgente sull’Himalaya occidentale, fino al Bangladesh, dove riversa le sue acque nella Baia del Bengala, attraversando Stati diversissimi fra loro, portando vita e, qualche volta a causa delle piene e degli alluvioni durante i monsoni, anche morte. In India da tempo immemorabile è come una “mata”, una madre. Le sue acque restano misteriose: migliaia di pellegrini vi si bagnano ogni giorno per le purificazioni rituali, vi galleggiano carcasse di animali e, come detto, ceneri di morti vi sono cosparse in abbondanza. Eppure nei primi anni Ottanta un gruppo di esperti americani le trovò batteriologicamente immuni.
 
L’industrializzazione e l’altissima densità delle zone che attraversa (fra le più alte del globo) hanno portato a un inquinamento industriale e umano ormai insostenibile. Le fogne di città sempre più popolate, scorie chimiche letali e detriti di miniere illegali trovano la loro discarica nelle acque che milioni di indù continuano a percepire come purificatrici.
 
Fin dal 1985 si è costituito il Ganga Action Plan, una iniziativa che mira a tenere in condizioni accettabili le acque del fiume. La pulizia del Ganga è stata anche parte dei programmi di governo, a partire da quello di Rajiv Gandhi nel 1984. Attualmente, la situazione è allarmante perché i tassi di inquinamento sono tali che 140 specie di pesci e 90 di anfibi rischiano l’estinzione.
 
Nel mese di aprile un gruppo di cattolici è entrato in azione per un contributo alla pulizia del fiume. L’idea è stata di padre Anand Mathew, che ha guidato decine di sacerdoti, suore e laici alla pulizia di circa 700 metri del fiume. Il gruppo, accompagnato anche da persone appartenenti ad altre denominazioni cristiane e di altre affiliazioni religiose, nel giro di quattro ore ha raccolto chili di carta, plastica, fiori e ghirlande che sono messe sui corpi dei morti, vestiti e altro materiale.
 
Il religioso è andato oltre una semplice operazione ecologica. Seguendo la tradizione indù ha fatto un bagno purificatore con l’intenzione di riportare anche con il coraggio la purezza delle acque al loro stato originale. «Desideriamo essere parte della città e condividere i sentimenti della gente. Tutti desideriamo un Aviral Ganga, Nirmal Ganga (un Ganga senza interruzioni e pulito)».
 
Recentemente si sono verificati alcuni fatti che hanno suscitato non poco scalpore. Un noto scienziato, il professore G. D. Agrawal, aveva deciso di abbracciare lo stato di “sanyasa”, rinunciando alla vita del mondo, e aveva preso il nome di Swami Gyan Swarup Sanand, iniziando uno sciopero della fame per la causa del Ganga. Un altro sannyasi, Ganga Premi Bhikhsu, dopo due mesi di digiuno per la stessa causa è stato ricoverato in condizioni precarie in uno degli ospedali locali. Un terzo swami di soli 34 anni, Swami Nigamananda, era morto dopo due e mesi e mezzo di astensione da cibo e acqua.
 
Secondo le autorità la pulizia del fiume richiederebbe lo stanziamento di una cifra di rupie pari a un miliardo e mezzo di dollari americani. Intanto l’iniziativa dei cattolici è stata apprezzata dai gruppi indù, che da sempre accusano i cristiani di non essere parte della cultura indiana e di comportarsi come seguaci di una religione e cultura straniera.

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