” Insieme abbiamo vinto”

Diario di un fine settimana accanto agli operai dell'Ilva di Genova, che dall'incubo chiusura sono passati all'esultanza per il decreto che salva il loro lavoro. Si torna a produrre e si studia nei dettagli il decreto
Ilva Genova

Il grecale soffia pungente e penetra dentro gli abiti. Non c’è giacca a vento che tenga. Ma gli abitanti sembrano sollevati da un grosso incubo. Che poi, non è che ora tutto sia risolto, ma almeno un attimo di speranza è concesso. Venerdì la città aveva vissuto un giorno da incubo, con le forze dell’ordine che presidiavano piazze e strade. E un grosso montacarichi piazzato davanti all’ingresso della Prefettura, dopo il corteo partito da Cornigliano. Poi benne e camion mescolati tra gli operai a formare il presidio davanti al portone della Prefettura.

La Genova operaia, delle grandi industrie era lì davanti alla sede regionale del Governo. La città senza futuro, spaventata e aggredita dall’incubo chiusura a breve delle sue acciaierie, urlava a squarciagola tutta la rabbia rimastagli. Poi, quando già il buio della sera era salito nei caruggi, la notizia in un baleno raggiunge ogni angolo della Superba: c’è il decreto salva Ilva. Sale l’urlo liberatorio «Abbiamo vinto». Ora si riparte e anche qui c’è molto da fare per la tutela della salute di lavoratori e residenti. Il grido di vittoria è un messaggio talmente atteso, forse insperato, che viene urlato a più riprese prima dal megafono, poi dalle casse di un furgone che ha accompagnato in manifestazione gli studenti. Poi al microfono: qualcuno grida «Abbiamo vinto!», «Insieme abbiamo vinto!». Ogni operaio si leva il casco da lavoro, e la Prefettura viene “liberata”. «Il futuro non si tocca» avevano gridato insieme operai e giovani: «L’Ilva è salva».

Si torna a produrre, i capannoni si rianimano, i “famosi” rotoli di acciaio tornano a dare lavoro. All’Ilva si ricomincia a produrre. E lunedì, nel quartier generale dell’occupazione, si sudia nei minimi particolari il decreto “Salva Ilva”, che per il ministro dello Sviluppo Corrado Passera «non solo è costituzionale ma valorizza moltissimo quello che la magistratura ha deciso. Non parliamo di nazionalizzazione ma il decreto prevede pressioni forti sulla proprietà. Se si chiude l’Ilva non avremo né salute, né lavoro. l’importante è che vengano fatti i lavori richiesti dalla magistratura nel minor tempo».

«E’ un risultato positivo, necessario ma non sufficiente». Lo ha detto all’Unità, il sindaco di Genova Marco Doria. Ora però restano forti elementi di preoccupazione e doverosa attenzione». Chiudere l’Ilva, per la Liguria sarebbe stata «una bomba sociale e per Genova, un disastro: è un fatto oggettivo, il blocco dell’attività di Taranto determina il blocco del lavoro negli stabilimenti di Genova, Novi Ligure, Racconigi e la chiusura di Cornigliano». Il primo cittadino di Genova, si aspetta che vengano compiuti «altri passi, per fare in modo che il decreto venga applicato nella sua interezza, per lavoro e risanamento, senza alibi».

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