India e Cina destinati ad andare avanti insieme

In questi giorni il premier cinese, Li Keqiang, eletto nel recente congresso del Partito comunista, è in India. Si tratta della prima visita ufficiale all'estero del neo primo ministro, che, nei prossimi giorni, si recherà in Pakistan, Svizzera e, infine, in Germania
Li Keqiang e Sonia Gandhi

Il fatto che la prima uscita fuori della Grande Muraglia del premier cinese Li Keqiang, abbia come prima meta l'India, il grande Paese asiatico vicino di casa e, da sempre, sotto molti aspetti, rivale, mostra una chiara coscienza della crucialità dei rapporti fra i due Paesi. Le ideologie che hanno caratterizzato il secolo scorso, insieme al non-allineamento, che vide come protagonista lo Stato indiano, hanno anche provocato una rivalità militare e di pretesa egemonica in Asia, culminata nell’invasione lampo dei primi anni ’60, quando le truppe dell’Impero Celeste erano penetrate per circa trecento chilometri in territorio indiano, per poi ritirarsi nei giorni successivi. Si trattò di un monito, che ha lasciato il segno nell’immaginario collettivo degli indiani.

Dopo secoli, o forse millenni, in cui i due filoni culturali, indiano e cinese, si sono misurati fra le immense popolazioni del continente per diffondersi, poi, anche in altre parti del mondo, la sfida ora, in piena era della globalizzazione, si è spostata all’ambito della finanza e del commercio. Di fatto, sono India e Cina a rappresentare il baricentro economico del mondo attuale.

In generale, gli equilibri fra i due giganti – origine di matrici religioso-culturali con impatto ormai non solo asiatico, attualmente lanciati alla conquista dei mercati del mondo e al controllo della finanza e degli investimenti – non sono mai stati semplici. Nella nostra epoca, carica di cambiamenti repentini, sono proprio queste due nazioni a mostrare i segni chiari di una evoluzione sociale che non conosce freno.

Da una politica di confronto, tipica della seconda parte del secolo scorso, si è passati ad un rapporto più disteso, almeno in superficie, alla ricerca di sinergie e collaborazioni, arrivando anche a esercitazioni militari congiunte. Restano, tuttavia, ancora dei nodi da rsolvere.

Come fa notare un interessante articolo di fondo pubblicato dal quotidiano The Hindu, l’opinione pubblica indiana non pare avere ancora maturato una simpatia costruttiva nei confronti del gigante vicino di casa. Amitabh Mattoo, direttore dell’Australia India Institute, e professore di Relazioni Internazionali all’University of Melbourn, oltre che di Studi sul disarmo presso la prestigiosa Jawaharlal Nehru University di New Delhi, e Rory Medcalf, direttore del International Security Program, del Lowy Institute, e direttore associato dell’Australia India Institute, mettono, infatti, l’accento sulla discrepanza fra gli onori riservati dal governo indiano al premier cinese e lo scetticismo che caratterizza quanto l’indiano medio pensa veramente.

Sorprendentemente, si sta alzando notevolmente l’indice di gradimento nei confronti degli Usa, verso i quali per vari decenni l’opinione pubblica indiana aveva nutrito grosse riserve, se non vere e proprie antipatie. Allo stesso tempo, nei confronti della Cina, un’indagine realizzata nel 2012 ha rivelato come si equivalgano i numeri di coloro che pensano sia necessaria una maggiore collaborazione e quelli che, invece, sarebbero dell’idea che sia necessario limitare il raggio di azione dell’altro gigante asiatico.

In effetti, gli indiani percepiscono ancora sia Pakistan che Cina come potenziali minacce. Solo il 9 per cento non la pensa in questi termini. Anzi è l’84 per cento a ritenere che l’altro gigante possa essere un vero pericolo ed il 60 per cento lo ritiene il vero problema esterno al proprio Paese. Circa il 70 per cento, poi, vede nella Cina la tendenza a voler dominare la scena in Asia e, dunque, ritiene necessario limitarne il campo d’azione e la capacità d’impatto a diversi livelli. Allo stesso tempo, il 64 per cento degli intervistati è convinto della necessità che India e Cina dovrebbero cooperare per realizzare un ruolo guida nel mondo. Ovviamente, molti indiani sperano in un miglioramento delle relazioni diplomatiche e politico-commerciali fra i due Paesi. L’indagine, comunque, sta facendo emergere una certa schizofrenia nella percezione della politica estera da parte della popolazione indiana media.

In tale ambito, acquista, dunque, un valore significativo la presenza di un neo-eletto premier cinese in terra indiana. È evidente, infatti, che i due Paesi, a livello di capi di stato e di diplomazie, mirino a costruire rapporti di stima, fiducia e collaborazione. Nel corso del primo incontro fra il primo ministro indiano Mamohan Singh e Li Keqiang è emerso chiaramente il desiderio di un impegno a garantire la pace nel mondo. La visita del premier cinese e i vari incontri istituzionali avvengono a poche settimane da una serie di scontri militari ai confini nella regione himalayana: un episodio sporadico, ma che ha fatto temere un'escalation della tensione fra le due superpotenze dell'Asia. Se Manmohan Singh ha chiaramente accennato all’episodio di sconfinamento che stava all’origine dell’incidente, il suo collega cinese ha preferito concentrarsi sugli obiettivi di "fiducia reciproca, cooperazione e sfide future" che i due giganti dovranno affrontare. "Dobbiamo costruire un nuovo tipo di relazioni", ha aggiunto il primo ministro di Pechino, che sappia originare uno sviluppo sano e vigoroso, che rappresenterà "una vera benedizione per l'Asia e per il mondo".

Nella dichiarazione congiunta se, da un lato si accenna a soluzioni che prevengano pericolose scaramucce ai confini, si ignora del tutto il grosso nodo rappresentato dal Tibet. L’India è da mezzo secolo la casa del Dalai Lama ed ha dato rifugio ad una grossa fetta della popolazione tibetana. Ma si è attentamente evitato di toccare il problema. A parte gli accordi ufficiali che sono emersi e che ancora potranno emergere, nel corso di questa visita, è necessaria un’attenzione particolare da parte del governo indiano alla fiducia che tali eventi dovrebbero innescare nella popolazione. Infatti, la Cina è già uno dei più importanti partner commerciali dell'India; le due nazioni hanno sottoscritto un accordo, in base al quale hanno fissato l'obiettivo di 100 miliardi di dollari in scambi bilaterali da raggiungere entro il 2015. È, quindi, necessario un rapporto di fiducia che coinvolga anche l’opinione pubblica perché, come ha sottolineato il premier cinese nel corso del suo intervento, i “due Paesi sono destinati ad essere insieme”.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons