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Vi proponiamo la storia di personaggi come Cesare Beccaria e quella di un tuareg accompagnatore di turisti. Sul fronte del dialogo con gli ebrei è stata pubblicata una mappatura della teologia ebraica
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Personaggi – Michel Porret, “Beccaria”, Il Mulino, euro 11,00 – A Cesare Beccaria (1738-1794), giurista, uomo di lettere, economista, non si deve solo l’abolizione della tortura. Il suo celebre trattato Dei delitti e delle pene (1764) ebbe enorme fortuna nel mondo: Thomas Jefferson e i padri fondatori degli Stati Uniti lo lessero direttamente in italiano; in Francia incontrò l’apprezzamento di Voltaire e dei filosofi dell’Encyclopédie che lo tradussero. Questo sintetico profilo ne illustra la figura e l’opera, e ci ricorda come il riformismo beccariano abbia ispirato i governi illuminati e posto le basi del diritto penale moderno.

Ebraismo – Massimo Giuliani, “Teologia ebraica. Una mappatura”, Morcelliana, euro 20,00 – Sono presi in esame i molteplici percorsi che nella storia del popolo ebraico hanno sviluppato idee, dottrine e credenze in senso lato “teologiche”, i cui tratti divengono più chiari in età moderna e contemporanea. L’analisi storica qui compiuta va dalla costituzione della Bibbia ebraica al giudeo-ellenismo, dalla letteratura rabbinica e qabbalistica fino alla cesura della Shoà.

Storie vere – Elisa Cozzarini/Ibrahim Kane Annour, “Il deserto negli occhi”, Nuovadimensione, euro 14,50 – La vicenda avventurosa di un figlio del deserto: Ibrahim Kane Annour, tuareg accompagnatore di turisti che, sospettato di aver aderito al movimento dei ribelli ad Agadez, deve lasciare moglie e figli e finire esule in Italia, dove si adatta a fare l’operaio e a vivere in “oasi di cemento”. Dopo varie peripezie riesce a ricongiungersi con la famiglia ed ora vive a Pordenone, dove risiede la più grande comunità tuareg in Italia.

Chiesa – Christian Gnilka/Stefan Heid/Rainer Riesner, “La morte e il sepolcro di Pietro”, Libreria editrice Vaticana, euro 16,00 – Un contributo significativo di tre esperti al dibattito suscitato da una tesi provocatoria, non nuova, ma riemersa di recente perfino tra cattolici, secondo cui Pietro non sarebbe mai stato a Roma, non vi sarebbe dunque neanche morto e, di conseguenza, a Roma non esisterebbe nessuna tomba dell’apostolo. Nella risposta degli autori si coglie, fra l’altro, il tentativo di vedere la storia da una prospettiva globale, invece di ridurla ad un arcipelago di ipotesi.

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