In fuga dal Centrafrica

Dopo le minacce ricevute e i saccheggi, in tanti stanno scappando dal Paese in guerra. Scuole e uffici sono chiusi, i salari non vengono pagati. Una lettrice ci scrive dall'Africa
Centrafrica

«Approfitto dello spazio e continuo il dialogo. È vero che i missionari in loco non parlano tanto: la ragione è semplice, si vuole restare con la gente, si cerca di non provocare per non essere costretti ad andarsene. Per la gravità della situazione nel retroterra invaso dai ribelli da dicembre, tantissime comunità religiose, e sacerdoti diocesani, sono dovuti partire più volte, sono dovuti scappare per minacce, dopo aver perso tutto.

Il sistema scolastico e sanitario era assicurato da questi religiosi e dalle diocesi, ora niente funziona più, per i saccheggi, per le minacce, perchè la gente ha abbandonato i centri abitati per rifugiarsi nella ‘brusse’. Chi è potuto restare, dei religiosi, dei sacerdoti e dei vescovi, sono ora bloccati, nella paura. Ma la sola loro presenza è segno di speranza per chi non ha più niente.

A Bangui la situazione è un migliore, ma dal colpo di Stato che è coinciso con l’inizio delle vacanze di Pasqua le scuole non sono state riaperte, e nessuno per ora osa pensare ad una data. L’insicurezza è ancora tanta. Gli uffici pubblici sono stati saccheggiati di tutto, il lavoro non riprenderà a breve scadenza, con conseguenze sui salari che ovviamente non saranno pagati.

In questa situazione tutti partono, anche la popolazione cerca rifugio nei paesi vicini, anche le organizzazioni non governative internazionali, anche il personale delle Nazioni Unite. I missionari restano, con il clero locale, con la gente che non puo partire. Si resta, non si puo fare molto, ma la gente semplice apprezza enormemente e comprende che non sono abbandonati da Dio».

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons