«Essere cittadini creativi comporta fatica e sofferenza, però non c’è altro modo per essere sé stessi, perché non si può essere felici da soli. La democrazia senza confini è una pratica quotidiana di non violenza che educa alla pace tra le persone e tra i popoli, un pensiero divergente per costruire dal basso una politica umanizzata, un approccio mediterraneo alla vita, un modo di stare al mondo che accoglie la diversità come opportunità di crescita in un dialogo polifonico aperto e libero».
Si conclude così il libro appena pubblicato da Città Nuova, Con gli occhi di Anna. Viaggio nella Palermo dai mille volti (collana Passaparola). L’ho scritto per amore della città dove vivo da due anni, una città… “bella e impossibile” (per dirla alla Gianna Nannini), una città dove convivono gli opposti, dove sarebbe facile, troppo facile rassegnarsi, ma al contempo piena di stimoli, come spiega la protagonista del libro, la sociologa Anna Staropoli: «Se tu stai dentro i quartieri, incontri le persone che ti portano domande di ingiustizia: questo non ti lascia indifferente e ti dà quella sana inquietudine etica che ti spinge ad agire. Possiamo illuderci di essere felici stando comodi nel nostro piccolo mondo, ma c’è una dimensione della felicità pubblica di fronte alla quale non possiamo chiudere gli occhi. Vedere tanti miracoli sociali e buone pratiche trasformative nel territorio, mi dà la motivazione a non fermarmi». A Palermo come in tante altre città dove viviamo. Per questo è un libro che, seppur dedicato al capoluogo siciliano parla anche a chi non abita qui.
Perché raccontare la storia di Anna? La prima volta che l’ho incontrata è stata nella primavera del 2024, durante una manifestazione culturale che si svolge da un decennio a Palermo, la “Via dei librai”, un evento che per alcuni giorni trasforma alcune strade e piazze del capoluogo siciliano in una sorta di libro aperto, tutto da leggere e da vivere.
Di lei mi aveva raccontato un’amica, parlandomene con grandissima stima, come di una persona un pò speciale. Mi ero incuriosita e così avevo colto la prima occasione possibile per conoscerla. Anna moderava un evento dedicato alle donne ed era sul palco insieme ad altre donne, impegnate come lei in città, su vari fronti. Testimonianze forti che della rivendicazione avevano più la sostanza che i toni, interventi che andavano dritti al cuore e alla testa, provocazioni da raccogliere da parte del pubblico presente, uomini e donne insieme.
Alla fine dell’evento la avvicinai e, presentandomi come giornalista, le proposi di intervistarla, cosa che avvenne qualche tempo dopo. Compresi subito che, per quanto estesa, quell’intervista pubblicata sul mensile Città Nuova non avrebbe potuto contenere una vita straordinaria e, dentro di me, pensai che solo un libro avrebbe potuto assolvere questo compito. Ma c’era di più.
Ero arrivata a Palermo da alcuni mesi, dopo aver vissuto 27 anni a Roma; e, devo confessare, non era stato per niente semplice l’approccio con la regione in cui ero nata, alla scoperta di una città che non avevo frequentato granché prima di lasciare la Sicilia e che mi appariva contraddittoria tra quartieri bellissimi ed altri molto molto degradati. Faticavo ad amare quella che tecnicamente era la mia terra, ad accettare di vederla così travagliata, trascurata e caratterizzata da situazioni socio-culturali che pensavo di trovare migliorate rispetto a quando ero partita.
In quella prima intervista con Anna, oltre alla sua storia personale, scoprii la “ricchezza” e la “bellezza” di Palermo. Anna era ed è un tutt’uno con la città in cui è nata e per la quale si è spesa sin dalla giovane età ed io, grazie a lei, iniziai a vederla coi suoi occhi e ad amarla col suo cuore. La prima cosa che mi venne in mente, pensando al libro che avrei scritto su di lei, fu, dunque, il titolo: “Con gli occhi di Anna”. Era la mia esperienza e spero sia anche quella dei lettori.
Ho scelto di scrivere questa storia come se fosse lei stessa in prima persona a raccontarla, una storia straordinaria che da Palermo si allarga al mondo. Perché questa città, tra le sue “magie”, ha anche quella di offrire orizzonti aperti come il suo mare, quel Mediterraneo nel cui centro si trova l’isola e che ha sempre permesso ai siciliani di sperimentare l’intreccio di popoli diversi che ne hanno forgiato il carattere e arricchito la cultura.
Il libro si impreziosisce della prefazione e di quattro postfazioni scritte da donne impegnate in ambito sociale, culturale e politico della città e non solo: Martina Riina (Antropologa e Pedagogista, dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Scienze della Salute – Scuola di Medicina, l’Università del Piemonte Orientale), Anna Ponente (Direttrice del Centro Diaconale “La Noce” – Istituto Valdese), Valentina Chinnici (presidente nazionale del Centro Iniziativa Democratica Insegnanti e deputata regionale Sicilia), Bijou Nzirirane (sindacalista e funzionaria dell’Università di Palermo), Alessandra Sciurba (docente dell’Università di Palermo). A partire dal loro vissuto e dalle rispettive competenze professionali, conducono i lettori a “sentirsi convocati”, “pensare la comunità”, “moltiplicare gli spazi della democrazia”, e vivere una forte appartenenza alla città anche in ottica mediterranea.
Chiavi di lettura molteplici e da tenere presenti per chiunque voglia mettersi in gioco a partire dalla propria città, ovunque essa si trovi.