Essendo il Movimento dei Focolari nato “laico”, da una ragazza che cercava una “quarta strada”, nella famiglia comunitaria di Trento ben presto fecero la loro apparizione uomini e donne sposati: i Postal, i Facchinelli, gli Ambrosi, gli Ianneselli, i Goller. Erano parte della famiglia, pur non avendo un posto preciso, giuridicamente parlando, salvo un piuttosto vago accenno a una schiera rossa affiancata alla schiera bianca dei consacrati: all’epoca importava solo il Vangelo vissuto, unica tessera di appartenenza.
Giordani
Arrivò poi Giordani e sottolineò il ruolo dei coniugati al cuore del gruppo, anche se già con la cugina Irma Lubich-Postal qualcosa era emerso. Giordani e, dietro di lui, una sempre più nutrita schiera di coniugati di ambo i sessi entrò nel cuore dell’organizzazione nascente. Non esistevano modelli a cui ispirarsi, ma i coniugati c’erano. Prova ne sia il costante inserimento di Giordani nella “triade” allora a guida dei Focolari dell’unità.
Dal 1950-1952, tale presenza divenne sempre più consistente, qualificata dalla Lubich col suo linguaggio mistico l’amore o l’umanità. Divenne poco alla volta lo strumento per l’apertura laica del focolare, con la nascita del “Movimento” – cioè un movimento per la clarificazione della società civile – e prima ancora con le ispirazioni conosciute sotto il titolo: Assisi-Parigi-Hollywood. Come le focolarine (Assisi) assicuravano la dimensione spirituale della vita, e come i focolarini (Parigi) quella dello studio, così i coniugati (Hollywood) entravano nella vita sociale, politica e culturale, portandovi sia Assisi che Parigi.
Il “terzo ramo”, quello degli sposati, andò prendendo autonomia, per poi perderla per la progressiva integrazione dei coniugati nei rispettivi focolari di vergini, peraltro secondo lo stesso auspicio di Giordani, che non sopportava l’idea di vederli rinchiusi in un qualsiasi terz’ordine. Quante volte la Lubich disse che la salvezza dell’ordine stava proprio nella presenza dei coniugati, tra un primo ramo con la tentazione del convento e un secondo con la tentazione della regola e del ministero sacerdotale! Quante volte indicò negli sposati la via dell’apertura al mondo e della sua clarificazione, dalla politica alle altre discipline e professioni!
Rappresentatività
C’è quindi da interrogarsi sul ruolo attuale dei focolarini coniugati, e degli sposati in genere, e sulla loro rappresentatività negli attuali organi dirigenti del Movimento.
La Lubich non muoveva passo senza Foresi e Giordani, è evidente oltre ogni evidenza. Qualcosa, però, nei decenni è cambiato: la scelta di escludere gli sposati dal Centro dell’Opera sul finire del millennio è stata fatta nell’ultima fase della sua vita dalla stessa fondatrice, in qualche modo contraddicendo quanto da lei affermato fin dall’inizio, riprendendo una proposta di uno dei primi focolarini, Giorgio Battisti.
La scelta, inoltre, dovrebbe essere ripensata e riportata alle origini, vista la drastica diminuzione di focolarini a vita comune con le qualità adatte per svolgere funzioni di dirigenza. Verrebbe naturale proporre di modificare l’articolo 98c degli statuti, consentendo agli sposati con promesse perpetue di far parte del Centro dell’Opera, o perlomeno di chiedere una deroga alle autorità competenti per ammettere coniugati negli organi dirigenti del Movimento.