Il Quartetto Casals per la Filarmonica romana

I quattro musicisti spagnoli hanno eseguito musiche di Mozart, Kurtàg e l'avvincente Quartetto n. 15 op. 132 di Beethoven
quartetto casals

Il Quartetto Casals è uno dei più promettenti d’Europa, nato appena 14 anni fa a Madrid, e già vincitore di premi a Londra e a Barcellona ed in tournée tra Europa e America.

 

Sono quattro musicisti, docenti presso il Conservatorio di Barcellona, giovani e dinamici. A Roma, al Teatro Argentina, hanno eseguito il piacevole Mozart del Quartetto n. 16, dolce e ben costruito, come Wolfgang sa fare, e poi i Six moments musicaux op. 44 di Gyorgy Kurtàg, del 2005, in verità nel loro stridore sulfureo abbastanza in contrasto col Salisburghese: un accostamento forse non necessario, perché personalmente si sarebbe preferito ascoltarlo in una serata tutta dedicata al contemporaneo. Non sempre infatti la vicinanza tra classico “antico” e attuale risulta efficace, anche se ovviamente il quartetto suona benissimo.

 

La vetta della serata è stata toccata al Quartetto n. 15 op. 132 di Beethoven, composto a due anni dalla morte, nel 1825. Una musica che non è né di allora e nemmeno forse di ora, perché supera ogni epoca. Il sordo di Vienna, il genio autoemerginato, malato, bisognoso d’affetto, asociale, apre uno spiraglio immenso sulla sua anima, grande come è la vita. Non si può ascoltare senza meraviglia e commozione questa musica: ogni regola di fatto è infranta, il violino primo si innalza a suoni cosmici, frutto di un rapporto con gli altri strumenti fatto di ombre e di luci, di accostamenti e di fughe. Tutto il passato musicale di Ludwig, dalla polifonia di Bach ed Haendel alle estreme conquiste di un Haydn, è rivisitato con una sintesi ardita. Ma Beethoven rivisita anche il proprio passato e lo trascende.

 

L’ultimo tempo, Allegro appassionato – Presto, segna il raggiungimento ultimo. In una pace che è però dinamismo, corsa, entrata in una luce raggiante. Il Quartetto Casals sembra una orchestra tanto è vivo, compatto il suo suono. Il concerto così pare finire fin troppo presto, come succede quando una interpretazione musicale è ispirata al punto che non la si vorrebbe mai finire di ascoltare.

Un plauso ad una stagione organizzata con cura e che continua ancora per due mesi.

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