Il parto cesareo

Ginecologi esperti affermano che il cesareo non serve sei volte su dieci.
Neonato

L’ispezione compiuta nella clinica dove è morta la giovane romana a seguito di un cesareo, ha mostrato che vi sono state gravi negligenze nella gestione di questa gravidanza. Si trattava, infatti, di una paziente ad alto rischio, perché obesa e al terzo cesareo. Inoltre l’intervento avrebbe dovuto essere eseguito in una struttura dotata di terapia intensiva. Puntuali le accuse di medici operanti nella struttura pubblica dove è giunta cadavere; di parere opposto la difesa del responsabile della clinica privata.

In questo modo passano in secondo piano il dramma di una famiglia di quattro figli privati della madre e soprattutto le cause profonde, di carattere economico ed etico, di episodi come questo. Infatti, premesso che l’Italia vanta la percentuale più bassa al mondo di morti per parto – 3,9 donne ogni centomila nascite –, rimane che vi è un’eccessiva medicalizzazione della maternità, con un ricorso elevato ai parti cesarei. E questo avviene specialmente nelle strutture private convenzionate e nel Sud, da quando è stato stabilito di pagare le malattie mediche e chirurgiche in base all’entità delle prestazioni. Cioè poco per un parto per via vaginale, fisiologico, molto di più per un cesareo.

Ginecologi esperti affermano che il cesareo non serve sei volte su dieci. Non dimentichiamo inoltre che l’utero serve anche come sostegno: eliminarlo o indebolirlo aumenta il rischio d’incontinenza urinaria. Aumentano anche i disturbi della sessualità e spesso si accelera l’arrivo della menopausa perché le ovaie soffrono per il minore afflusso di sangue. Ciò quando al cesareo segue l’isterectomia.

Non è questo il caso della giovane madre, il cui parto era ad alto rischio, come affermano gli ispettori della Regione Lazio; ma anche quando ci si trova dinanzi a gravidanze gemellari è lecito tentare il parto fisiologico. Perché allora la donna è sempre più sottoposta al cesareo? Il problema è che se la donna ha il diritto di rifiutare il parto fisiologico, il medico curante dovrebbe avere quello di opporsi ad un intervento chirurgico non necessario. Ma ciò comporterebbe un minor guadagno da parte dello stesso e della struttura privata, convenzionata o anche pubblica. Con il risultato che l’etica medica finisce per soccombere di fronte ad interessi economici che sembrano dominare in questo periodo storico. Detto questo, non va neppure sottovalutato il fatto che l’ostetrico, di fronte a casi di parto che si presentano complessi, preferisca talvolta optare per il più “sicuro” cesareo, onde evitare eventuali giudizi penali, diventati molto frequenti.

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