Il Nordest si candida a capitale della cultura

Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia puntano insieme al 2019, proponendo come tema centrale la cultura della pace: un modo per legare territorio, economia, arte e società civile
Il Nordest si candida a capitale della cultura per il 2019

Non è detto che a fregiarsi del titolo di capitale della cultura debba essere una città sola: specialmente se stiamo parlando di un territorio spesso definito come «metropoli diffusa», e in cui da valorizzare, più che le potenzialità dei singoli centri, sono quelle della rete che questi possono creare.

Per questo non è soltanto Venezia a candidarsi a capitale della cultura per il 2019, ma l'intero Nordest: da Trieste a Trento, un'area significativamente simboleggiata nell'idea del comitato promotore da una sorta di cartina della metropolitana in cui ogni stazione è una città, e ogni linea una diversa arte o percorso tematico. La «materia prima», per così dire, non manca: da città d'arte come Venezia, Padova e Verona, alle ville palladiane che costellano il territorio, ai tesori naturali come le Dolomiti – dichiarate patrimonio dell'umanità dall'Unesco –, ai gioielli archeologici di Aquileia, le tre regioni sono un vero e proprio museo complessivo.

Nel comitato fondatore, costituitosi già nel 2011, sono presenti gli enti rappresentanti l'intero territorio: il comune e la provincia di Venezia, le regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, le province autonome di Trento e Bolzano. A sostegno della candidatura sono rapidamente corse le maggiori realtà culturali del territorio: basti citare il Far East Film Festival, il festival letterario Pordenonelegge, la Biennale di Venezia e il Festival biblico di Verona.

Anche il mondo imprenditoriale non è rimasto insensibile: buona parte di questo è rappresentato nel progetto Nordesteuropa, lanciato dall'editore Filiberto Zovico, che riunisce oltre 300 soggetti privati – di cui, appunto, diversi imprenditori – associativi e istituzionali, e ha recentemente presentato un documento di sintesi del lavoro di questi anni. Ma non è mancato nemmeno il coinvolgimento dei cittadini: il comitato promotore ha infatti lanciato sul proprio sito ciò che in inglese viene definito call for ideas, un invito a tutti gli internauti a mandare suggerimenti e proposte per stendere il progetto di candidatura, incentrato sul rapporto tra cultura ed economia.

Il dossier di candidatura è in fase di elaborazione, ma si sta scontrando con alcune difficoltà: il presidente del Comitato promotore, Innocenzo Cipolletta, ne ha annunciato il prossimo invio ai soci fondatori, ma secondo le indiscrezioni raccolte dalla stampa locale il dossier – a due mesi dalla scadenza per la presentazione al ministero dei Beni culturali, fissata per il 20 settembre – non ci sarebbe. Un campanello d'allarme per i soci fondatori, che all'ultima riunione del Comitato hanno peraltro visto avanzare la proposta dell'aumento da 20 a 50 mila euro della quota che ciascuno di loro dovrà versare per portare avanti il progetto.

Almeno, però, non mancano le buone idee: la proposta attualmente avanzata per il tema centrale è la cultura della pace, prendendo spunto dal fatto che «il 2019 sarà il centenario della pace dopo la Prima guerra mondiale, che ha visto nel Nordest d'Italia il proprio principale fronte d'azione. Quella di Versailles fu una pace imperfetta dalla quale scaturirono le tensioni che crearono i presupposti per il secondo conflitto mondiale. Da quell'esperienza vogliamo trarre una forte lezione per arricchire la cultura della pace e rafforzare le ragioni dell'Unione europea».

A questo si affiancherebbero tutti i temi connessi alla funzione di ponte tra Oriente e Occidente storicamente esercitata non solo da Venezia ma anche da Trieste, vera e propria porta verso i Balcani e la Mitteleuropa. Lo slogan coniato è «Culture for PEACE», che però sta anche come acronimo per Participating Enhancing Art, Creativity and Economy (partecipare promuovendo l'arte, la creatività e l'economia): un connubio virtuoso tra territorio, partecipazione e rilancio grazie alla cultura di un'economia che ha avuto un brusco risveglio dal miracolo del Nordest.

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