Il mestiere di insegnare

Cosa sta vivendo la classe docente dopo la proposta (poi ritirata) di aumentare le ore di lezione nelle scuole superiori? Una lettrice raccoglie le parole dei suoi colleghi insegnanti...
scuola

«Il pericolo sembra scampato, ma ha fatto emergere un disagio che non terminerà facilmente. Quello che ha maggiormente ferito i lavoratori della scuola, infatti, è il messaggio sotteso alla proposta. C’è però un lato positivo: è stata l’occasione per far emergere il lavoro sommerso e misconosciuto di una categoria che per anni ha sopportato un aggravio di lavoro senza che le venisse riconosciuto. Nello stesso tempo è stata anche l’occasione per far nascere una rete tra gli insegnanti, che si sono organizzati nelle forme più varie di protesta». E. P.  docente di Italiano

«Sarebbe ora che venissero contate le ore di lavoro che in effetti facciamo!». L. F. docente di Matematica

«Forse c’èun motivo che giustifica l’infelice proposta del ministro Profumo di aumentare di 6 ore l’orario degli insegnanti. Corrispondono ad un aumento da 2 a 6 classi e considerato che le classi oggi possono contare fino a  30 alunni, ciò significa un aumento compreso tra i 60 e 180 alunni da seguire, conoscere e valutare. Come? Con verifiche scritte da preparare e correggere almeno 2 volte a trimestre, consigli di classe di un’ora e mezza, per ciascuna classe, consigli straordinari per motivi disciplinari (sempre più frequenti), riunioni aggiuntive per gli alunni con disabilità, piani individualizzati per alunni con disturbo dell’apprendimento. Senza contare i colloqui con i genitori, la preparazione delle lezioni ed i collegi docenti, le cattedre su più scuole e le distanze dal luogo di lavoro. Tutto senza alcuna retribuzione. E  per chi ne viene cacciato dopo anni di precariato? Ogni 3 docenti a cui si aumenta l’orario di 6 ore sparisce il posto di lavoro per un precario, che non è un lavoratore di serie B. E’ una persona che ha esperienza del lavoro di insegnante e in questi anni ha consentito alla scuola di sopravvivere accettando condizioni di lavoro spesso insopportabili». V. B.  docente di Fisica

«Io voglio sapere perché lavoro per 42 ore settimanali e vengo pagato per 18!!!». P. S. docente di Sistemi

«Il problema è che si stenta a pensare che fare l’insegnante sia un mestiere e che la qualità dell’insegnamento è anche frutto, come per tutti i lavori, dell’esperienza sul campo, oltre che di un continuo aggiornamento e dedizione senza fondo. Questa esperienza va valorizzata non disprezzata! Questi ultimi anni hanno visto aumentare il numero di alunni per classe, le scuole accorparsi, i Presidi diventare reggenti con più di una scuola e i vicepresidi lasciati a dirigere scuole anche con mille alunni, senza esonero delle ore di insegnamento. Le nostre cattedre, che prevedevano alcune ore a disposizione, sono diventate di 18 ore di lezione, con conseguente vuoto nella copertura degli assenti, vuoti non colmabili neanche a pagamento visto che sono stati tolti i fondi per le supplenze.

«Così abbiamo assistito allo sfacelo dell’orario scolastico con classi costrette regolarmente ad uscire prima o entrare  dopo, e i nostri colleghi precari, docenti qualificati, ritrovarsi per strada. Ora al danno si è aggiunta la beffa! Dato che lavorate poco vi aumentiamo il carico di 6 ore, sottacendo tutto il lavoro aggiuntivo che vi corrisponde e il numero di docenti che così facendo perderebbero posto. In un recente corso di aggiornamento una equipe di psicologi ha evidenziato l’elevatissimo tasso di burn-out (esaurimento mentale) presente nella nostra categoria. Èuna condizione lavorativa divenuta “ usurante” per i ritmi e i tempi difficili di emergenza educativa. Emergenza che si può affrontare solo se si dà la possibilità a famiglie e scuole di diventare luoghi vivibili ed educanti. E per educare, lo sappiamo tutti, ci vuole anche tempo ed energia». E. P. docente di Chimica

«Aumentando le ore di lavoro in classe diminuisce il tempo per pensare. Pensare a cosa dire durante una lezione, a come esprimere un concetto, esemplificare tramite esempi vicini all’esperienza e al vissuto degli studenti, è parte integrante del lavoro di un insegnante, necessaria soprattutto oggi in cui siamo alle prese con un utenza difficile da coinvolgere. Questo aspetto del nostro lavoro è difficilmente quantificabile in ore perché parcellizzato in ogni momento della giornata, ma fondamentale per ottenere lezioni di qualità». S.S. docente di Informatica

«Cari genitori, noi docenti che da anni viviamo il disagio di una scuola pubblica sempre più compromessa da tagli di risorse professionali ed economiche, desideriamo raccontarVi l’amarezza che proviamo nel sentirci ancora una volta, e stavolta dalle Istituzioni, additati di fronte all’opinione pubblica come impiegati privilegiati dal poco lavoro e dalle tante ferie; la preoccupazione di vedere che per la prima volta con un colpo di spugna un contratto di lavoro vecchio, scaduto, ma pur sempre valido, perde d’un tratto la sua efficacia e quel valore vincolante che tutela tutte le parti che l’hanno sottoscritto; il nostro disagio per i tanti giovani e meno giovani ai quali i nuovi provvedimenti chiuderanno le porte di un avvenire lavorativo. Ma anche e soprattutto vogliamo gridare a gran voce, quella poca che ci resta dopo le ore passate in classe a spenderci fino all’ultima energia, che il nostro lavoro ha un forte valore sociale, che non può essere avvilito, calpestato, denigrato, ridotto ad un mero calcolo di ore, ma deve essere difeso». Stralcio della lettera ai genitori degli insegnanti dell’I.C. “Via Volsinio”

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