Il karate in discarica e la notizia omessa

A Korogocho, discarica di Nairobi, vivono 150.000 persone. La violenza è all'ordine del giorno. E le donne imparano il karatè per difendersi.
korogocho

Korogocho è forse la più grande discarica di Nairobi, Kenia: su un’area di 1,5 chilometri quadrati ospita una popolazione di 150.000 persone in baracche di fango e di lamiera. La stampa ha dato notizia in questi giorni che le donne della baraccopoli stanno imparando il karatè per difendersi dalle violenze maschili. Ma poco o nulla ha detto dei motivi per i quali il posto è sede di tanta violenza. Nella grande discarica abusiva hanno vissuto per anni, accanto ai baraccati, Padre Alex Zanotelli, già direttore di “Nigrizia”, e dopo di lui Padre Daniele Moschetti, comboniano della provincia di Varese, rimasto fino a poco tempo fa, quando si è trasferito in missione in Sud Sudan.

 

Nata agli inizi degli anni Ottanta, la baraccopoli è attraversata da fiumi che diventano fogne e aggiungono malattie a malattie per gli abitanti. Il 70% della popolazione ha meno di 30 anni, la maggior parte è costituita da bambini di strada andati verso la città per sfuggire alla morsa della polizia. In una realtà senza infrastrutture vivono esuli, sfollati, persone senza istruzione, senza lavoro, senza mezzi. La violenza, la malattia, la paura, l’alcolismo, la disgregazione familiare sono all’ordine del giorno. I giovani sopravvivono cibandosi di rifiuti, sniffano colla, respirano diossina proveniente dalla decomposizione di quanto viene buttato in discarica. Le donne sono costrette alla prostituzione, l’aids è la malattia dominante. Preferiscono stare sole per non subire la violenza di un compagno, oppure decidono di avere più partner, così che i figli diventano dei single, non hanno un riferimento paterno. La presenza dei Comboniani (altri sono arrivati dopo Zanotelli e Moschetti) ha permesso la nascita di alcune piccole imprese e la presa di coscienza di parte della popolazione: le prostitute ad esempio, spesso con figli e malate di aids, lavorano per il commercio equo e solidale e adesso stanno imparando a difendersi attraverso le arti marziali.

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