Quando il gatto ha problemi alla bocca

Cosa fare se ci accorgiamo di una difficoltà a mangiare o di un cambiamento di comportamento

Qualche giorno fa entra nel mio studio per chiedere una visita una proprietaria con una gatta bellissima di 8 anni di nome Dinka. L’inusuale nome dell’animale, tratto dal romanzo “Qualcuno con cui correre” di D. Grossman, ci dice molto del rapporto che l’animale e la padrona hanno reciprocamente instaurato. È questo rapporto che ha permesso alla proprietaria di accorgersi che qualcosa non va in Dinka. L’animale non mostra più il solito carattere dolce e gioioso, ma sofferente e silenziosa rifiuta il cibo e lacrima leggermente da un occhio. La proprietaria è cosciente che la gatta sente dolore ma non riesce a localizzarne la posizione. Dalla vista e dalle risposte raccolte si comprende che il distretto interessato è la bocca e che in effetti la gatta ha desiderio di mangiare ma pur accostandosi alla ciotola poi si allontana. I gatti difficilmente mostrano con segni evidenti il dolore. Spesso ci accorgiamo che qualcosa non va perché cambiano carattere, diventano più schivi e talvolta aggressivi, può subentrare l’inappetenza ma difficilmente li sentiamo lamentarsi.

L’alitosi, ossia il cattivo odore che proviene dalla bocca è spesso il primo segno per individuare una problematica orale o anche di pertinenza di altri organi. A volte l’odore percepito può facilmente indirizzarci verso una possibile diagnosi: un odore agliaceo, per esempio, può farci pensare ad alcune parassitosi intestinali, quello fruttato è tipico del diabete mellito e quello di ammoniaca ci orienta verso i problemi renali. Una visita completa, tuttavia, esige che la bocca venga ben aperta ed attentamente esaminata, ma per il carattere talvolta scontroso dell’animale, e per il forte dolore che rende spesso il paziente restio ad aprire le fauci sovente la visita è possibile solo in anestesia generale. In corso di esplorazione del cavo orale si potrà eseguire una pulizia accurata di placca e tartaro che spesso circondano il dente a partire dalla linea di confine con la gengiva (sito particolarmente delicato per l’attacco dei batteri), potremo riscontrare problemi locali, quali gengiviti o parodontiti (infiammazione dei tessuti intorno al dente), ascessi, ulcere o tumefazioni che nascondono corpi estranei (ossi, lische, peli) o tumori che invadono i tessuti molli e/o le ossa. A seconda della gravità di quanto osservato si deciderà di completare le indagini sull’animale con biopsie e/o radiografie o altre indagini strumentali. In altri casi, come si accennava precedentemente, le lesioni localizzate nella bocca possono essere conseguenza di malattie virali o autoimmunitarie o di patologie che partono da altri distretti quali quelle renali, polmonari o il diabete. Di queste, le prime sono per il gatto una faccenda molto seria e spesso invalidante.

Sovente i segni sull’animale sono solo ulcere orali, erosioni circoscritte e dolorose che cicatrizzano e guariscono con molta difficoltà, le gengive sono rosse, gonfie e sanguinano facilmente. L’animale presenta alitosi, ipersalivazione e tende a non mangiare. In alcuni casi se prese in tempo è possibile tenere a bada queste forme di gengiviti con i farmaci, in altri casi l’unica possibilità che abbiamo è l’estrazione dei denti malati per sottrarre l’animale al dolore. Ciò permetterà un ritorno all’alimentazione e ad una vita più dignitosa. Da quanto detto si evince che i problemi alla bocca, soprattutto nei gatti, possono essere la conseguenza di malattie importanti, a volte localizzate alla bocca a volte in altri distretti del corpo. La cura del proprio animale ed i controlli periodici possono evitare che si arrivi a conseguenze estreme. Se, dunque, osserviamo un cambiamento del carattere del nostro animale associato ad inappetenza o difficoltà nella prensione del cibo è bene portare a visita il nostro gatto dal veterinario.

Esistono infatti, come abbiamo descritto, numerose potenziali cause di alitosi, ed è fondamentale identificarle prima di procedere al trattamento. Inoltre una diagnosi precoce permette al veterinario di scegliere tra diversi approcci terapeutici, a partire da quelli meno invasivi, e, cosa molto importante, può evitare in alcuni casi conseguenze irreversibili. Per dinka l’estrazione di un dente ha risolto la problematica dolore, la qual cosa le ha permesso di alimentarsi come prima e di ritornare la compagna di sempre per la sua proprietaria.

 

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