Il fattore E

Una valanga di errori vengono alla luce in questo weekend, in campi lontani (?) quanto il calcio e la politica.
G20

Abbiamo vissuto un passionale weekend di competizioni, su tutti i fronti: dal calcio all’automobilismo, dalla grande politica internazionale alle grandi battaglie dell’intelligence. E della giustizia. Minimo comune denominatore: gli errori, di ogni genere. Il fattore E.

 

Se la Germania s’è vista spianare la strada dal realissimo gol di Lampard non visto dall’arbitro Larrionda, rete che avrebbe pareggiato il doppio vantaggio tedesco, e l’Argentina, graziata dal palo su uno straordinario tiro da fuori del messicano Salcido, s’è vista porgere un regalo grosso come una casa dal nostro tandem Rosetti-Ajroldi per un gol in evidente fuorigioco di Tevez, il meschino Lewis Hamilton s’è guadagnato qualche punticino – favorito da una squadra di giudici a dir poco imbranata – commettendo una scorrettezza vergognosa , superando la safety car entrata in pista per lo spettacolare incidente occorso al collega Webber.

 

Ma i politici non sono stati da meno. Al G8-G20, i capi di Stato e di governo, quasi colpiti tutti simultaneamente da un potente virus individualista, non sono stati capaci di arrivare ad uno straccio di accordo per evitare che la crisi finanziaria da cui a fatica stiamo riemergendo – è stato sottoscritto solo un generico impegno per il rigore, senza accordi sul rilancio né tanto meno sulle sanzioni alla finanza sciaguratamente allegra –, il capo della Cia con un aplomb straordinario ammette ora che di Osama non si sa nulla da dieci anni. E in Italia? Le vicende sotto i riflettori sono di eccezionale levatura istituzionale: l’inquietante caso Brancher (perché è stato fatto ministro, se ancora non ha nessuna delega? È un quesito non di poco conto, che esige risposte chiare, nell’interesse dello stesso governo) e il gossip sulla presenza nella delegazione italiana in Canada di una «avvenente segretaria» della Polverini che, appena assunta, ha già avuto diritto a permessi e vacanze…

 

In tutt’altro campo, anche i giudici belgi l’hanno fatta grossa: pur nel doveroso impegno per chiarire dubbi sulla copertura di casi di pedofilia, riconosciuto dallo stesso Benedetto XVI, sono caduti nel ridicolo scoperchiando le tombe di due cardinali morti da decenni!

 

Insomma l’errore l’ha fatta da padrone in questo weekend. È vero, come diceva Flaiano, che «vivere è una serie ininterrotta di errori». Ma è forse meglio volgersi dalla parte di Wittgenstein: «Trai profitto da ogni errore», era l’invito del grande filosofo. Ma quale profitto? Innanzitutto quello di abbassare i toni, di ammettere gli errori e di manifestare un po’ di quell’umiltà che, sola, può diminuire l’incidenza degli stessi errori nella nostra vita pubblica e privata.

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