Tra gennaio e febbraio ho fatto un viaggio in Africa per me molto importante. Era la terza volta che mi recavo nel continente africano, ma nelle altre occasioni avevo solo visitato due cittadelle del Movimento dei Focolari, quella di Fontem in Camerun e quella vicino Nairobi, in Kenya.
Ora invece, sono stato in 5 Paesi, 2 dell’ovest (Costa d’Avorio e Sierra Leone) e 3 dell’est (Kenya, Ruanda e Burundi), a contatto diretto con la gente, visitando ospedali, scuole e università; trovando vescovi cattolici e di altre confessioni cristiane, autorità civili e giornalisti; incontrando persone di ogni ceto sociale, etnia ed età. Ho ascoltato storie di dolore e perdono di una nobiltà sbalorditiva.
Lo sappiamo, l’Africa è un continente dove si può trovare la crudeltà più spaventosa e la santità più sublime. Una donna mi raccontava che, nella guerra civile del Burundi, lei ancora bambina aveva assistito all’uccisione della sua famiglia. Il vescovo del luogo, appartenente all’etnia degli aguzzini, è arrivato in tempo per nasconderla e salvarla da morte. Adesso è sposata, piena di vita e impegnata nella riconciliazione e la fraternità del Paese, senza rancore, con una speranza a prova di bombe.
Gli studi archeologici ci dicono che la razza umana è sorta in Africa. Penso che gli africani siano popoli privilegiati, con tratti di umanità ancora sconosciuti al resto delle nazioni. Non conoscono i dualismi che impoveriscono la nostra vita, specie qui in Occidente: corpo-anima, immanenza-trascendenza, ragione-cuore, tradizione-presente, vita-morte, gioventù-anzianità. Per loro tutto è più integrato, per questo, ad esempio, non è possibile pregare senza ballare; il corpo deve partecipare allo slancio spirituale. In effetti, ballare, in Africa, è una esperienza mistica.
Piero Pasolini, uno degli articolisti più prestigiosi di questa testata, soprattutto nei suoi inizi, era innamorato dell’Africa. Contribuì con la sua competenza di fisico e ingegnere nei primi progetti di promozione sociale compiuti dai Focolari in Camerun. Chi ha vissuto con lui riferisce che in certi momenti di catastrofi naturali o sociali manteneva sempre la calma. Soleva dire: «Non ti rendi conto che sta nascendo l’uomo nuovo?». Questa sua convinzione proveniva dell’approfondimento di quel mistero evangelico che è il grido di Gesù in croce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mc 15, 34). Secondo lui, sotto ogni catastrofe naturale o tragedia sociale e storica, si può udire quel grido straziante dell’uomo-Dio che sta generando una nuova umanità.
Penso che, se c’è un continente preparato per compiere questa metamorfosi umano-divina, questo sia il continente africano.